Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
F (54)
5. Fantin Luigi 10. Fattor Mario 11. Favarato Luigi 12. Favaretto Igino 14. Fedeli Mario 15. Felici Lucio 16. Felici Ulderico 19. Ferracci Angelo 20. Ferracci Umberto 21. Ferrarese Orfeo 22. Ferrari Antonio 23. Ferrari Cesare 24. Ferrari Giuseppe 26. Ferrero Michele 27. Ferretti Silvio 28. Ferri Celso 29. Ferrini Matteo 31. Ferronato Paolo 33. Filia Salvatore 36. Filippini Arturo 38. Fiori Giuseppe 39. Florentino Edgard de Jesus 40. Florczak Zygmunt 41. Florian Giulio 42. Foglia Giuseppe 45. Formentin Bruno 46. Foroni Pietro 47. Fragoli Antonio 51. Frette Marciano 53. Froli Marcello 54. Frosi Albino |
Sac. Cesare FERRARI nato a Pegognana (Mantova) il 28 settembre 1872, morto a Chiari (Brescia) il 26 Novembre 1952 a 80 anni di età, 15 di professione e 57 di sacerdozio. Appartiene, questo venerando Confratello, al gruppo, già cospicuo, di anime Sacerdotali che, dopo anni di intenso lavoro nel ministero parrocchiale, cercano e trovano nella Piccola Congregazione una benefica tranquillità atta ad assicurare un più efficace impegno di santificazione personale. Perché è speciale grazia per molti Sacerdoti sentire - al termine di un'esperienza in Diocesi piena di frutti spirituali ma pure di responsabilità - il bisogno di ritirarsi nella vita religiosa a ritemprare lo spirito in clima di raccolta obbedienza. Quando, nel 1931 Don Ferrari entrò in Congregazione - a Venezia, presso l'Istituto Manin, dove rimase, salvo qualche breve pausa, circa quattro lustri - portava nel cuore il desiderio di dimenticare lotte e sofferenze di cui non gli era stato avaro il dovere di Parroco in cura d'anime. La recente beatificazione di Pio X lo aveva riempito di soave consolazione perché amava ricordare d'essere stato l'ultimo Ordinato, come Suddiacono, dal Grande Pontefice allora Vescovo di Mantova. E da Mantova, nel 1905, dopo varie tappe quale curato, era passato arciprete a Volta Mantovana. E' doveroso sottolineare qui come la sua opera abbia lasciato in quel paese un'orma che il tempo non varrà a cancellare, e un ricordo manifestatosi ancora vivo e affettuoso alla notizia della Sua santa morte. Inviatovi per obbedienza - e accolto con dimostrazioni, indispensabili, - indipendenti da lui - che non potevano certo incoraggiarlo - egli svolse il suo ministero tra quella popolazione all'insegna della educazione dei piccoli e della gioventù, in una effusa caratteristica carità versò tutti e specialmente verso i poveri. Questo sincero, riconosciuto, programma di generosità misericordiosa lo rese allora e sempre benedetto. E la Parrocchia rifiorì; sotto la cura vigilante e fermissima di lui, che, unendo a una pietà veramente insigne una fermezza e un coraggio dei più puri, attuò il decoro esteriore della Parrocchiale, l'incremento d'ogni santa attività e la fioritura da troppo tempo ferma di belle vocazioni sacerdotali e religiose. Fatti anche straordinari, rivelarono una speciale benedizione divina, per lo zelo bruciante e la preghiera senza posa del buon Parroco... Poi venne la bufera nel 1923. Forte di una fortezza che non conosceva debolezze non seppe e non volle rinunciare al bene svolto, nei fermenti dell'ora politica in Italia, dai giovani suoi fedelissimi nel nome della cristiana libertà. Sofferse molto, anche con rischio della vita, alla quale spesso si insidiò con la facile trama - sventata dai suoi - di un'azione caritativa da compiere, sacramenti da amministrare. Nel 1924 il Vescovo Mons. Origo lo sottrasse ai pericoli - mentre, per la verità, i suoi avversari, elementi estranei al paese, scomparvero man mano tragicamente. Eletto Canonico Monsignore della Cattedrale di Mantova, vi si fermò qualche anno finché si riaccese in lui il desiderio di un più immediato contatto con le anime e fu eletto Parroco di San Michele in Bosco. Nel 1931 però la passione veramente sacerdotale per la gioventù e per la carità lo avviò alla Congregazione ed entrò a Venezia. Fatto il Noviziato a Villa Moffa nel 1936-37, emise la professione perpetua nell'Assunta del 1940. Lasciati gli orfanelli e giovinetti degli Istituti Manin e Artigianelli, dal 1945 al 1947 fu destinato Confessore dei Chierici a Villa Moffa. Dopo breve ritorno a Venezia, andò Cappellano della sezione del Piccolo Cottolengo Milanese di Induno Olona. Aveva celebrato, durante l'Anno Santo, con tanta consolazione e nel silenzio, il 55(simo) di Ordinazione Sacerdotale. Da Camaldoli di Genova portato a Chiari, per desiderio dei parenti che lo vollero presso di sé vi morì santamente. E ai funerali presenziarono il Direttore Provinciale e Confratelli di Milano. La memoria di questo pio Sacerdote, ricco di zelo e di interiorità, lascia il conforto che l'amore ai fanciulli e ai poveri è stato il fiore più bello della sua vita e spiega la predilezione che lo attrasse alla Piccola Opera. Ebbe trasporto paterno, in Parrocchia e nelle nostre Case, per le anime giovanili indirizzate all'onore della società o chiamate alla missione sacerdotale. Per la formazione dei piccoli si effuse costantemente. Sulla sua tomba va il pensiero edificato e riconoscente di un paese che, a tanta distanza di tempo, lo venera con affetto - e quello degli orfani, degli alunni e Chierici della Congregazione, che nel suo cuore hanno trovato conforto e aiuto verso le sante mete della virtù cristiana e dell'apostolato.
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