Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
F (54)
5. Fantin Luigi 10. Fattor Mario 11. Favarato Luigi 12. Favaretto Igino 14. Fedeli Mario 15. Felici Lucio 16. Felici Ulderico 19. Ferracci Angelo 20. Ferracci Umberto 21. Ferrarese Orfeo 22. Ferrari Antonio 23. Ferrari Cesare 24. Ferrari Giuseppe 26. Ferrero Michele 27. Ferretti Silvio 28. Ferri Celso 29. Ferrini Matteo 31. Ferronato Paolo 33. Filia Salvatore 36. Filippini Arturo 38. Fiori Giuseppe 39. Florentino Edgard de Jesus 40. Florczak Zygmunt 41. Florian Giulio 42. Foglia Giuseppe 45. Formentin Bruno 46. Foroni Pietro 47. Fragoli Antonio 51. Frette Marciano 53. Froli Marcello 54. Frosi Albino |
Sac. Orfeo
Ferrarese Tornato al Padre il 16 gennaio 2002 in Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), a 55 anni d’età, 38 di Professione religiosa e 28 di sacerdozio. Scomparve rapidamente, morendo sulla breccia, ma già cosciente di soffrire di male irreversibile, come scrisse al Provinciale, riguardo alla sua cura chemioterapica. Spese la sua vita nello sviluppare e potenziare un aspetto interessante e attuale del polivalente carisma di Don Orione: il contatto diretto e apostolico tra gli operai italiani emigrati all’estero. Lavorò soprattutto in Francia. Nacque il 20 gennaio 1946, ultimo d’otto fratelli, a San Martino di Venezze (Rovigo). Orfano di padre a due anni, la sua famiglia emigrò, in seguito alla disastrosa alluvione del Polesine del 1951, stabilendosi a S. Angelo Lodigiano, allora provincia di Milano. Poveri di mezzi, ma fiduciosi nella divina Provvidenza, trovarono buon’accoglienza e un ambiente che favorirono lo sviluppo della vocazione religiosa che già sentiva in sé nelle elementari qui compiute. Per le medie entrò nel probandato di Voghera l’8 ottobre 1957, indi a Buccinigo d’Erba (Como), completando con profitto il ginnasio (1960-1962). A Bandito di Bra (Cuneo) fece il noviziato sotto la guida di Don Mario Sersanti, professando per la prima volta l’11 ottobre 1963. Seguì il corso liceale, con la relativa maturità classica. Espletato a Tortona l’anno di propedeutica, fece il tirocinio (’67 –’69) quale assistente dei probandi a Campocroce di Mirano (Venezia). La teologia la studiò nel nuovo Istituto Teologico di Roma Monte Mario, affiliato alla Pontificia Università Lateranense (’69-’72), conseguendo il baccellierato con il giudizio lusinghiero di “summa cum laude”. Dopo aver professato in perpetuo il 23 marzo 1972, fu ordinato sacerdote a Lodi l’8 settembre 1973. Fu destinato assistente a Buccinigo d’Erba (Como) e ad Alessandria (’73-’76), passando poi a Voghera per due anni, insegnante e viceparroco, e reggendo ad interim la parrocchia di Riozzo (Milano). Dal ’78 al ’90 con l’incarico di prodirettore, lavorò come missionario ad Annecy in Francia. L’attività zelante qui svolta a favore degli emigranti, specie italiani, lo farà ben conoscere e apprezzare con le sue doti e capacità al Comitato pastorale per l’immigrazione, a Parigi, che gli assegnerà compiti sempre più impegnativi, fissando pure la sua abituale residenza nella capitale francese, sempre tenendo saldi i legami con la sua Famiglia religiosa. Dal 1990 fu nominato Delegato Nazionale della Missione Cattolica Italiana, coordinandone il lavoro pastorale, meritandosi la soddisfazione e la stima dei vari comitati per l’immigrazione, che gli procurò da parte dell’Autorità ecclesiastica francese, ben tre richieste di conferma del suo tipico incarico d’Aumonier National. I suoi superiori religiosi non fecero che prendere atto di tanta stima, acconsentendo. Dal marzo ’97 era pure membro, nominato dal Card. Ruini, del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Migrantes, come segno di stima del Consiglio permanente della CEI, per il suo ministero svolto in terra francese, fino a pochi mesi dalla sua morte. D’indole
aperta, socievole, caritatevole e delicato, visse con generosità, con
entusiasmo e senza rimpianti, con spirito di sacrificio e pietà convinta, che
l’aiutò a superare le prove e le croci della sua vocazione orionina. Nella
frequente corrispondenza epistolare, Don Orfeo si dichiarò pienamente
disponibile a qualunque servizio, ma rivela un’edificante preferenza per il
lavoro umile di un Piccolo Cottolengo, bramando simultaneamente
un’impegnativa attività sacerdotale tra i bisognosi. Postillava ogni lettera
con l’espressione “Ringrazio e benedico il Signore…”. Segno di certezza e di
speranza, che lo stesso Signore saprà ricompensarlo adeguatamente in cielo. Da:Atti e comunicazioni della Curia generalizia
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