Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
R (53)
4. Raffa Bruno 8. Rampin Igino 10. Rastelli Ennio 11. Ratajek Jozef 12. Ratti Lorenzo 14. Ravera Carlo 15. Re Andrea 17. Re Vincenzo 18. Rebora Nicola 19. Reggiani Agostino Fra Redento 21. Renaudo Pietro 22. Renzini Alfredo 24. Riondato Luigi 25. Ripepi Domenico 26. Risi Giuseppe 27. Risi Roberto 29. Riva Angelo 30. Rivano Raffaele 31. Rizza Corrado 32. Rizzi Gino 33. Rizzo Antonio 34. Rocca Gaspare 35. Rodler Augusto 37. Rodriguez Pastrana Juan A. 38. Roggia Tommaso 39. Rosato Nicolas 40. Rosin Giuseppe 41. Rossi Bernardo 42. Rossi Nerino 43. Rossi Oreste 44. Rossi Valerio 45. Roszak Taddeo 46. Rotta Pasquale 48. Ruggeri Antonio 49. Ruggeri Attilio 50. Ruggeri Pasquale 52. Russo Michele 53. Ryzko Zygmunt |
da Ronco Briantino (Milano), passato al Signore in Bergamo-Redona l’8 agosto 1996, a 73 anni di età, 41 di professione religiosa e 31 di sacerdozio. Riposa a Ronco Briantino. Si è spento serenamente al Centro “Don Orione” di Bergamo, amorevolmente assistito dai confratelli, medici e personale. Nella speranza di migliorare la salute, vi era giunto a maggio da S. Maria la Longa, e, pur costretto in carrozzella, diede edificante esemplarità della sua grande fede ed abbandono alla divina volontà, con pazienza e grande serenità, preparandosi al vero e definitivo incontro col datore della vita, che sentiva ormai vicino. Don Enrico è una delle cosiddette “vocazioni adulte”: aveva 27 anni, quando si decise a rispondere al Signore, che sin da piccolo lo chiamava. Settimo di nove fratelli, nasce l’11 novembre 1923 e viene battezzato nel medesimo giorno; compie le scuole elementari e l’avviamento professionale come disegnatore, conseguendone la licenza; riceve il sacramento della confermazione dal Beato Card. Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano, il 17 gennaio 1930. Riservato e raccolto, molto generoso, partecipa attivamente alla vita e attività parrocchiale, s’inserisce nel mondo del lavoro come meccanico aggiustatore, animando nel tempo libero l’Oratorio e l’azione cattolica divenendone presidente e amico di Giuseppe Lazzati, allora presidente diocesano: il tutto senza trascurare la preghiera personale e liturgica. A 19 anni , chiamato a servire la Patria nelle armi, dopo il CAR viene inviato al fronte dapprima in Jugoslavia, poi in Cecoslovacchia e infine in Austria, dove viene fatto prigioniero dai russi e deportato in Grecia., adibito alla costruzione forzata di strade, patendo fame, isolamento e intemperie, che tuttavia non ne fiaccano la speranza e fiducia nella Divina Provvidenza, sforzandosi d’infonderla anche nei compagni di sventura. Torna a casa duramente provato, quasi irriconoscibile fisicamente, con la pleurite e altri malanni, ma anche con un grande ideale nel cuore: consacrarsi a Dio. Nel frattempo, trovato lavoro come meccanico nelle ferrovie, a Voghera, sentendo sempre più forte il desiderio di farsi sacerdote, ed essendo già avanti negli anni per entrare in seminario, conosce casualmente la Congregazione di Don Orione. Ottiene un primo incontro-colloquio con l’allora Direttore provinciale Don Giuseppe Fiori, che l’accoglie e, non senza averlo prima esortato a molta preghiera e riflessione sul passo che sta per compiere, lo manda in prova a Villa Moffa dove, dal marzo all’ottobre del 1950, sotto la guida di Don Pietro Stefani, chiarisce e decide la sua scelta, scrivendo felice all’allora suo Parroco: “...Questa è la mia strada, quella che ho sempre cercato fino a questo momento!”. Passa così al Paterno di Tortona ove recupera le tre classi ginnasiali (1950-52), completate con la IV° e V° a Buccinigo d’Erba (1952-54), e , ricevuto il santo abito, compie il noviziato a Villa Moffa, che termina con la prima professione l’11 ottobre 1955. Segue il triennio di liceo all’Istituto San Tommaso (1955-58), sempre in Bandito di Bra, e l’anno di propedeutica-filosofia al Paterno di Tortona (1958-59). Compiuto il tirocinio di regola come assistente dei fanciulli a Gavazzana (1959-61), lasciandovi un buon ricordo per la sua applicazione, pietà ed esemplarità, passa poi allo studio della teologia, premettendo la sua consacrazione totale e perpetua a Dio, nell’Opera, l’8 dicembre 1961, e ricevendo gli ordini sacri, coronati dal Presbiterato nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo del 1965, nel Santuario della Madonna della Guardia in Tortona. Durante la prima Messa al Paese, farà esclamare al suo Parroco Don Biagio Rossetti tutto commosso: “Mi sento come il vecchio Simeone, perché Dio mi ha concesso di accompagnarti all’altare”!. Con molta disponibilità e spirito di fede, compie l’incarico di assistente e guida tra i giovanetti delle scuole inferiori a Verzuolo di Cuneo (1965-67), e a Gavazzana, dove respira ed imita gli esempi e le virtù del venerabile Don Sterpi (1968), per tornare nuovamente a Verzuolo - dopo la chiusura di Gavazzana - come assistente, consigliere e vicario fino alla chiusura di quest’opera, nel 1981. Destinato al Piccolo Cottolengo di Santa Maria la Longa (Udine), vi profonde il meglio di sé nell’assistenza ai cari ospiti, con particolare cura verso sacerdoti e confratelli ammalati, di giorno e di notte, con fede, umiltà e pazienza, prestandosi - per quanto possibile - anche nel ministero sacerdotale. Quando, nei primi mesi di quest’anno, la già precaria salute si aggrava, viene trasferito al Centro Don Orione di Bergamo per maggiori e più specifiche cure, sforzandosi di vivere la dipendenza e sofferenza fisica con spirito di fede e di consacrato, alimentandosi nella liturgia e nella preghiera personale con gli altri malati, edificandoli e confortandoli col suo esempio. Comprese e visse il vero spirito e carisma orionino, mantenendo quanto scriveva nella domanda per la sua prima professione: «... di essere un giorno, in tutto e per tutto, un vero Orionino, anelante solo di spendere, con la vita, tutto, per beneficare i più infelici, i più poveri e più abbandonati, per l’amore di Dio, vedendo in loro Gesù Cristo che già disse: “Quanto avrete fatto anche a uno di questi piccoli, riterrò come fatto a Me”.». Fu il programma della sua vita religiosa che gli fece dire più avanti negli anni: “...sto bene e contento di servire il Signore tra i Figli della Divina Provvidenza, essendo Iddio fedelissimo e generosissimo.”. dagli
"Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia" maggio agosto 1996 |