Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
V (38)
10. Vanoli Giovanni 11. Vanzetto Gianni 12. Varetto Luigi 15. Vedovato Silvano 18. Veneziano Santo 20. Vergari Antonio 22. Viano Basilio 23. Viconi Vittorio 24. Viel Armando 25. Vighi Secondo 26. Vigo Giuseppe 27. Villa Mario 29. Villanueva Escobar Rafael Angel 30. Villari Antonino 31. Viola Dante 33. Visintin Carlo 34. Viti Orlando 35. Volpe Gennaro 37. Volpini Michele 38. Volpini Sante |
Un sacerdote misericordioso e fedele, di Achille Morabito, Don Orione Oggi, marzo 2000 Sac. Antonino VILLARI Da Santa Margherita Marina (Messina), passato al Signore il 14 gennaio 2000, in Savignano Irpino (Avellino), a 64 anni d’età, 44 di professione religiosa e 34 di sacerdozio. Era nato il 22 dicembre 1935 e fu accolto il 22 novembre 1948, nel probandato romano, allora dislocato in Via della Camilluccia. Per gli studi ginnasiali passò poi a Velletri (Colle Giorgi), a Patrica, e Roma (S. Maria in Via Massimi); il 12 settembre 1954 iniziò regolarmente il noviziato a Villa Moffa, e vi professò, l’anno dopo, compiendovi anche la filosofia (1954-57), seguita dall’anno di propedeutica. Fu poi inviato a Reggio Calabria per compiervi il tirocinio di regola tra i ragazzi e come insegnante. Dopo la teologia a Tortona (1961-65), fu ordinato sacerdote il 3 luglio 1965 a Tremestieri (Messina). Come primo impegno, dopo un biennio di assistenza tra i giovani della Camilluccia in Roma (1965-67), lavorò nel Villaggio del Fanciullo di Palermo, prima come assistente degli oratoriani, poi del semiconvitto e, nel 1972, divenne Direttore di quel complesso. Inviato a Roma, in sede provinciale come Economo, fu destinato Direttore, nel 1985, all’Istituto di Floridia (Siracusa), donde fu richiamato a Roma, nel 1991, perché eletto Direttore provinciale: incarico adempiuto con fraterna sollecitudine a bene della “Santi Apostoli”. Nel 1997 diveniva Direttore economo della Casa assistenziale di Savignano Irpino (Avellino). In soli due anni, qui si fece apprezzare soprattutto come sacerdote e degno figlio di Don Orione. Il Vescovo, che lo conosceva da solo un anno, ha rilevato la sua disponibilità e la collaborazione con la Chiesa locale, non risparmiandosi mai per un aiuto ai parroci della zona e per qualsiasi altra richiesta di necessità pastorale. Diagnosticato il suo male, anche nell’Ospedale di Padre Pio in San Giovanni Rotondo (Foggia), fu assistito amorevolmente dai parenti, dai confratelli e dal personale medico e paramedico, che accompagnò il suo calvario con sollecita premura e affetto grande: ricevette anche la paterna visita del suo Vescovo. Il 26 maggio 1960 era stato ammesso al Giuramento di fedeltà al Papa, perfezionato poi con il IV Voto emesso il 17 settembre 1990 a Roma, come aveva compiuto regolarmente gli atti relativi alla povertà nell’Opera e alla professione di fede. Alla morte dei suoi genitori, nel 1975, aveva anche presentato domanda di poter andare missionario, “disponibile – scriveva – in prima fila, avendo già affidato anni prima nelle mani di Mons. Chizzini, in visita all’Istituto Santa Maria di Roma, i paramenti e il calice, come caparra della mia volontà missionaria”. Carattere sereno, confidente e laborioso. Con pietà convinta e vissuta, sentì e dimostrò sempre una vocazione decisa, impegnandosi a viverla con sempre aperto entusiasmo. “Spero, con l’aiuto di Dio – si legge in una sua lettera del 1965 – di poter essere, nelle mani dei Superiori, un autentico straccio.” E lo fu nella lieta obbedienza, nel generoso sacrificio, come suddito e come superiore. “E’ stato un servo fedele e buono – hanno scritto di lui i Superiori Maggiori – che amava tanto la Congregazione e preferiva lavorare nella concretezza e nella discrezione, con senso vivo di appartenenza alla famiglia orionina, con la volontà di servirla meglio che poteva e, poi, con l’attacamento alla vita povera, austera, più vicina allo stile della gente povera. Lascia una preziosa eredità, che può essere riassunta dall’aggettivo fedele, secondo l’immagine di S. Paolo, riferita a Gesù “misericordioso e fedele”. Sempre coerente, generoso e sensibile, diede spazio e fiducia ai nostri laici, creando con loro clima di reciproca stima e molta serenità, con gli occhi e il cuore fissi al grande esempio del nostro Fondatore, che, come la cara Congregazione, fu il sommo amore e ideale della sua vita. Da:
"Atti e comunicazioni della Curia Generalizia" |