Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
T (39) 1. Tacca Carlo 2. Taggiasco Giuseppe (Fra Antonio) 10. Taverna Ernesto 11. Tedaldi Romeo 12. Terenghi Damiano 13. Terzi Ignazio 15. Testa Armando 16. Tezze Teofilo 18. Tiburzio Michele 19. Tirello Giuseppe 20. Tiveron Alvise 21. Tomasella Renato 22. Tombari Sergio 23. Tonelli Giuseppe 24. Tonini Quinto 25. Tonoli Rocco 28. Torti Giovanni 30. Tosetti Mario 31. Tosik Enrico 32. Toso Bernardino 33. Toso Giovanni 34. Tossutti Antonio (Fr. Placido) 35. Tozzo Luigi 36. Trevisan Giacomo 37. Tricerri Antonio 38. Troiani Domenico 39. Troncon Giovanni |
Passato al Signore in Genova – Castagna il 29 settembre 2000, a 78 anni d’età, 60 di professione religiosa e 50 di sacerdozio. Riposa a Morciano di Romagna (Rimini). “Missionario” è definito nell’immagine-ricordo che i famigliari di Don Quinto offrono a quanti lo conobbero e stimarono. E lo fu sempre, nel cuore e nello spirito, anche quando, dopo quasi 40 anni di lavoro apostolico all’estero, tornò in Italia, continuando sino alla fine a donare il suo servizio sacerdotale e assistenziale ai poveri, nelle nostre case di carità. Era nato il 4 giugno 1922 a Croce di Monte Colombo (Forlì), nella fertile terra romagnola. Per interessamento del suo Parroco, fu indirizzato a Don Orione con altri cinque compagni, in seguito alla famosa lettera sulla questua delle vocazioni. Accolto a Tortona il 1° ottobre 1936, da Don Sterpi, frequentò il ciclo del ginnasio (1936-1939) tra Tortona, Milano e Montebello, con due classi “di fuoco” estive, per entrare subito dopo in noviziato (1939-1940) a Villa Moffa di Bra, dove professò la prima volta nella festa dell’Assunta 1940. Compiuti i due anni filosofici a Tortona e il tirocinio al “San Giorgio” di Novi Ligure come assistente ed insegnante, ed ove conseguì il diploma magistrale, completò con profitto il corso teologico in Tortona, integrato dalla consacrazione perpetua (29-06-1947) e dall’ordinazione sacerdotale, ricevuta il 29 giugno dell’Anno Santo 1950. Destinato dall’obbedienza alla nuova Parrocchia di Copparo, affidataci dal Vescovo di Ferrara, si distinse per l’ardore apostolico, missionario e “orionino”di amore privilegiato ai poveri, ai malati, ai semplici ed agli emarginati. Nel 1951-52 quando Papa Pio XII affidò agli Orionini la nuova “Missione” nel Goias, allora tra le zone più povere del Brasile, Don Quinto si offrì prontamente e partì missionario. Dal febbraio 1952 al 1959, lavorò con vero spirito orionino e pionieristico, ma con lungimirante visuale apostolica, alla formazione ecclesiale autoctona, superando con coraggio e pazienza difficoltà e incomprensioni non lievi. La fiducia e la stima della gerarchia lo proposero come Vescovo, ma preferì lavorare con i poveri e i bisognosi, dopo aver retto la “Prelazia nullius” di Tocantinópolis, dal 1956 al 1959, in qualità di Amministratore Apostolico, mettendo le basi della futura Diocesi. Dopo un anno di riposo sabatico per rimettersi dalla salute assai compromessa, fu destinato per un triennio al Piccolo Cottolengo di Montevideo in Uruguay (1961-1964), indi in Spagna a Fromista come direttore del Probandato (1964-1967), a Posada de Llanes (1967-1972) vicario prima, e direttore poi (1972-1976). Direttore a Navacerrada-Madrid (1976-1983) e Cascante (1983-1990); vicario ad Ercolano (1990-1993) ed infine a Sanremo come Cappellano dell’Ospedale civile fino ai primi mesi del 2000, quando, l’ormai compromessa salute e il bisogno di riposo ne decisero il trasferimento al Piccolo Cottolengo di Genova Quarto. Qui, pur nella sofferenza fisica, potè festeggiare e ringraziare il Signore per la grazia del suo Giubileo d’oro sacerdotale e dei 60 anni di vita religiosa. Carattere
generoso, aperto e ardimentoso, come la sua terra romagnola, era
intelligente, sensibile e capace, di buon spirito di sacrificio e obbedienza
sincera e soprannaturale. Seppe coltivare i talenti avuti per il Signore e
per il prossimo, sempre ed ovunque, come frutti della sua “missionarietà”
orionina. Lo ribadiva in una lettera all’allora Superiore generale in data
21-11-1967, mentre da tre mesi si trovava in cura a Genova: “…come pure Lei
sa, sono pronto ad andare tra i lebbrosi dell’Africa o del Brasile o della
Concincina. Per me tutto il mondo è la mia patria e tutte le creature sono
miei fratelli e sorelle.”. Un “figlio della Divina Provvidenza veramente DOC”
al dire di un confratello che l’ha conosciuto. Don Orione dal Paradiso non
avrà certo difficoltà a riconoscerlo ed accoglierlo come suo. Da: "Atti e comunicazioni della Curia generalizia" |