Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

  

 

A (40)

 

1.      Abalos Americo Miguel

2.      Acevedo Juan

3.      Achramiej Piotr

4.      Acquaotta Serafino fra Umile

5.      Adaglio Giuseppe

6.      Adobati Egidio

7.      Aggio Angelo

8.      Agostini Fioravante

9.      Agustin Esteban

10.  Albera Paolo

11.  Albergucci Roberto

12.  Albertazzi Dalmazio

13.  Alexandre Geraldo Pedro

14.  Alferano Carlo

15.  Alice Andrea Giuseppe

16.  Aliprandi Eugenio

17.  Allione Vincenzo

18.  Alonzo Tomas

19.  Alpeggiani Luigi

20.  Álvarez Martìnez Miguel

21.  Alves Camilo Josè

22.  Alvigini Giambattista

23.  Ambrus Juan

24.  Ancelliero Giorgio

25.  Andrada Dante Luis

26.  Andreani Pietro

27.  Andreos Mansueto

28.  Andretta Marco

29.  Andriollo Giovanni

30.  Andrysiewicz Vincenzo

31.  Antonello Fedele

32.  Antoniewicz Stanislaw

33.  Anzolin Benedetto

34.  Argenti Giuseppe

35.  Arlotti Francesco

36.  Arrue Peiro Antonio

37.  Aureli Giuseppe

38.  Azzalin Mario

39.  Azzaro Giuseppe

40.  Azzoli Paolo

        Don   MANSUETO   ANDREOS

       da Motta di Livenza (Treviso), morto a Diano Marina (Imperia) il 22 agosto 1981, a (30 anni di età, 41 di professione e 31 di sacerdozio.

 

    La mattina del 22 agosto ultimo scorso mancava improvvisamente il confratello sacerdote Don Masueto Andreos nella casa di Riposo Douglas Thomitz, dell'Opera di Don Orione a Diano Marina (Imperia).

Era giorno di sabato, e Don Mansueto era il dodicesimo religioso orionino trapiantato in cielo durante questo anno, quasi a completare l'aureola di dodici stelle attorno al capo della Madonna Santissima che proprio in quel giorno veniva ricordata con la festa liturgica di « Maria Regina ».

Nelle Litanie Lauretane la Madonna è invocata «Regina degli Apostoli » e « Regina dei Martiri ». Queste invocazioni in modo particolare ci richiamano la figura del confratello defunto.

Don Mansueto infatti, per molti anni, fu « apostolo » nelle Missioni del Sud America, e fu « martire », specialmente per le sofferenze fìsiche e morali con le quali il Signore lo andò preparando all'incontro finale. Colpito improvvisamente nel pieno vigore dell'attività missionaria da grave paresi, dovette interrompere il suo lavoro e cedere ad altri le fiorenti iniziative in campo giovanile e parrocchiale alle quali aveva dato vita con tanto entusiasmo.

Sentì istintivo  il  rammarico  e la  delusione di  dover diventare inutile alla sua comunità religiosa e un emarginato; ma tutto superò con la virtù della rassegnazione.

La sua   « via crucis »   fu lunga e  oltremodo  dolorosa.

Rientrato in Italia per cure intensive ne ebbe sensibile giovamento. Implorò e ottenne perciò dai superiori di poter tornare al suo posto di missione in Argentina.

Ma dopo qualche tempo i segni del male riaffiorarono, per cui comprese che ormai poteva continuare l'apostolato missionario solamente restando come Cristo sulla croce delle sue sofferenze e della inazione.

Tornato definitivamente in patria ottenne di essere incardinato nella Provincia Religiosa "San Benedetto" dove aveva speso le sue prime energie di giovane religioso, specialmente nell'Istituto S. Cuore di Mons. Gentili di Fano (Pesaro). Fu quindi destinato alla Casa di 'Riposo di Diano Marina. Le attenzioni dei confratelli gli restituirono fiducia e fu lieto di rendersi ancora utile a quella Comunità religiosa, riscuotendo ammirazione e affetto sincero anche da parte degli ospiti di quella Casa.

Il suo « calvario » però non era ancora finito: ricadute, e frequenti ricoveri all'ospedale di Albenga e presso il Piccolo Cottolengo di Genova, e forte indebolimento della vista all'unico occhio che gli era rimasto fin dalla prima infanzia.

Ultimamente pareva in leggera ripresa, ma cominciarono a manifestarsi disturbi cardiaci, e la mattina del 22 agosto, mentre nulla faceva presagire una fine così improvvisa, il cuore cedette di schianto, lasciando nello sgomento e nella costernazione la buona sorella Suor M. Elisa delle Piccole Missionarie della Carità (Don Orione), accorsa da Villa Santa Clotilde di Sanremo, con la purtroppo vana speranza dì trovare il fratello sacerdote ancora in vita, e gli stessi ospiti della Casa dei quali Don Mansueto aveva saputo conquistarsi il cuore.

« Nomen  est  omen ! »  il  nome  è   augurio  e  presagio.

E Don Andreos fu per tutta la vita davvero mansueto, sereno, pio, buono con tutti, virtù che gli conquistarono la simpatia dì quanti lo conobbero ed ebbero lo fortuna di accostarlo: confratelli, amici, parrocchiani, allievi, benefattori. 

La Santa Madonna, « regina dei santi », lo ha voluto con sé proprio nel giorno della sua festa, perché si unisse al coro degli angeli e dei santi del cielo a cantare le lodi di Colei della quale Don Mansueto fu in terra devotissimo figlio.

 

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