Carissimi Confratelli, Suore e Amici della
Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Sono appena tornato dal viaggio in Argentina,
sui passi di Don Orione missionario nel Chaco, e mi giunge la notizia
della morte di Don Andrea Giuseppe Adriano ALICE, avvenuta a Bergamo, il
24 ottobre. Fu il pioniere della missione del Goiàs in Brasile.
E’
morto alla veneranda età di 97 anni, 70 di professione e 73 di
sacerdozio; attualmente era il terzo più anziano della Congregazione.
I funerali si svolgono oggi, nella nostra casa di Bergamo e al suo paese
natale, Stazzano (Alessandria).
Fu
uno dei chierici e giovani sacerdoti della diocesi di Tortona che,
affascinati da Don Orione, vollero seguirlo nella Piccola Opera della
Divina Provvidenza. Un altro fu Don Paolo Bidone. Don Orione lo aveva
seguito con particolare attenzione e gli scrisse una bellissima lettera
da padre spirituale (riportata sotto)
Don Andrea Adriano Alice, lascia la
diocesi dopo due anni di sacerdozio (nel 1938) ed entra a Noviziato di
Villa Moffa presentato da Don Orione con queste parole: “22 Genn.
1940. Caro Don Cremaschi, Ti accompagno in ispirito, il Sacerdote Don
Alice Adriano, il quale farà i giorni voluti di Esercizî Sp.li, prima del
Noviziato”. Lo definì “uno dei migliori sacerdoti della diocesi di
Tortona”. Emise i voti l’11.2.1941.
Già
a Don Orione aveva espresso il suo desiderio missionario. Nel 1942-1943
fu in Albania, a Scutari e Durazzo. Ebbe poi incarichi in Italia nella
formazione. Nel marzo 1950 partì per l’Argentina in previsione di partire
per la nuova missione del Goiàs, Brasile.
Don
Pensa, in una lettera datata da Claypole (Argentina) il 4 ottobre 1951,
diede l’annuncio a tutta la Congregazione che “La Santa Madre Chiesa
ha accolto l’umile supplica che la nostra Congregazione ha presentato
negli scorsi anni perché le fosse affidata una missione nell’interno del
Brasile”. La risposta della Santa Sede è datata 4 agosto 1951. Don
Pensa, nella chiesa di Claypole, diede “il Crocifisso del Missionario
a P. Adriano Alice e al fratello coadiutore Giuseppe Serra perché il
giorno appresso salperanno per il Brasile”.
Alla
vigilia di Natale 1951, i due religiosi con don Egidio Adobati,
superiore, mettono piede nel Gojàs.
E’ noto che il 25 gennaio successivo,
avvenne la sciagura che ha stroncato le giovani vite di due dei tre primi
missionari della Congregazione inviati in Gojàs: Don Egidio Adobati (35
anni) e il fratel Giuseppe Serra (29 anni) annegarono mentre attraversano
il fiume Tocantins, per un’improvvisa fatale tempesta. Don Andrea Alice -
pur con loro nella barca - riuscì a salvarsi. Da lui ripartì con nuovo
coraggio la missione del Goiàs.
E’
forse la pagina più gloriosa della sua vita. Certo era quella che con più
emozione ricordava. Lasciò definitivamente il Brasile nel 1971 e ritornò
in Italia con tappe a Reggio Calabria (1976-1982), Paternò (1983-1989),
Roma Camilluccia (1990-1993) sempre con compiti di ministero e padre
spirituale.
Da
alcuni anni si trovava quiescente e bisognoso di cura al Centro Don
Orione di Bergamo, dedicando tanto tempo alla preghiera, sempre gentile e
attento nel colloquio personale.
Con Don Andrea Alice fu scritta una
pagina importante di vita della Congregazione. Ne ringraziamo la Divina
Provvidenza e lui, assicurandogli affettuoso ricordo e generose
preghiere.
Don Flavio Peloso
LETTERA DI DON ORIONE A DON ALICE
Anime ! Anime !
[Roma - Sette Sale,] 30 settembre 1939
Caro don Alice, pax
Domini est semper nobiscum!
Ricevo qui la gradita tua del 26 c. e sono lieto di saperti a Canneto, patria
di Mg.r Daffra, che la tua zia ha ben conosciuto - dove il merito della
obbedienza ti ha inviato.
Non potrò scriverti che
brevi righe, ma ti rispondo subito, e ciò ti dica il desiderio che il
Signore mi dà di venirti incontro; - il resto poi, anzi, più che il
resto, - quanto sotto ogni riguardo a me non è dato, lo farà, certo,
nostro Signore.
I «Ama nesciri et pro
nihilo reputari», sempre e in tutto eccetto in quello che può riferirsi
al nostro buon Padre celeste, a Gesù Cr. e alla sua Chiesa, di cui sei
Ministro, nonché al carattere e all’onore del sacerdozio, onde sei
investito, e ai tuoi doveri.
II Segui pure ed eleva
il tuo spirito nell’orazione che dilata e fa magnanimo in Xsto il tuo
cuore, ma venera e bacia con la semplicità del bambino fin le virgole
delle formule più comuni e popolari della preghiera; le formule,
s’intende, date, approvate o anche solo tollerate dalla Chiesa, nella sua
sapienza e dolcezza di madre, per tanti tanti suoi figli che pur hanno
bisogno di quelle formule, e con esse vanno a Dio, sì che li vedremo
avanti a noi: «surgunt indocti et rapiunt Regnum Dei, et nos...» con quel
che segue.
III Ad esercizio
quotidiano di umiltà, e per venire al pratico, non lasciare le orazioni
vocali, per ora, e ciò anche ad evitare qualche tranello che il nemico ti
può tendere, - vedi che è scaltrissimo e sottilissimo, c’è da stare in
guardia sempre.
IV Sta fermo e
tranquillo nella tua vocazione missionaria e religiosa, là ti chiama
nostro Signore; del resto vedi che una cosa non escluderà l’altra, ché
nessuno è, in realtà, più padre in Gesù Cr. dei fratelli nostri girovaghi
e dei loro bambini del missionario.
V C’è un giovane
sacerdote, che tu conosci e ami nel Signore il quale vuole andare
missionario, e sta aspettando e ondeggiando: digli che segua don Bidone,
che si troverà a posto, e farà una morte molto consolata.
Domani è la festa del
s. rosario: che sintesi di fede, di immortali speranze, di carità, di
amore di Dio e degli uomini è il santo rosario!
Sono i punti più salienti del Vangelo.
Viviamo il rosario e vivremo l’Evangelo! Vivremo Gesù e Maria.
Tu mi scrivi che hai
sete, e che ti additi l’acqua divina del Signore: ecco, caro don Alice,
bevi al s. rosario, e vivrai alla mistica fonte di Maria, nostra madre.
Ti conforti e benedica
Iddio. Don Orione d. D. P.
Pubblicata in Lettere II, p.543-545
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