Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
Z 3. Zak Jan 10. Zani Luigi 14. Zebri Guido 15. Zuchegna Lorenzo 18. Zumbo Vincenzo |
da Pecorara Val Tidone (Piacenza), morto a Tortona il 18 ottobre 1985, a 69 anni di età, 41 di professione e 35 di sacerdozio. Riposa nel cimitero di Tortona. Durante le elementari era passato con la famiglia da Pecorara a Bobbio, dove aiutava il papà nel mulino, preso in affitto. Aveva così favorito la vocazione del fratello Angelo, entrato in seminario a Bobbio, e del fratello Giuseppe entrato in Congregazione mentre era convittore al "San Giorgio" di Novi Ligure. All'inizio della seconda guerra mondiale fu sergente del Genio Minatori a Novi, ove nel tempo libero potè riprendere gli studi e conseguire l'abilitazione magistrale. Per le preghiere di mamma Dina rivolte alla Madonna di Caravaggio, rientra a fine 1941 dal fronte della Jugoslavia e della Grecia, in seguito a grave malattia. E come i fratelli abbraccia lo stato religioso, entrando in Congregazione nell'aprile del 1943. Frequenta lo studio della teologia a Tortona. Contemporaneamente si prodiga come infermiere del Servo di Dio Don Carlo Sterpi e del canonico Don Arturo Perduca, con indicibile amore fino al loro piissimo trapasso. Diventato sacerdote nell'anno santo 1950 si fa sollecito carico dell'umile casa di Gavazzane sino al 1969, quando dai Superiori è assegnato al Santuario della Madonna della Guardia di Tortona, come confessore e cappellano delle Suore anziane e malate accolte nella Casa Madre a San Bernardino di Tortona. Mentre svolgeva i compiti assegnatigli, col suo vecchio pulmino era spesso in città e nei paesi vicini per raccogliere quanto periodicamente buoni benefattori ed amici gli offrivano di ogni genere, che poi distribuiva alle varie Case della zona. Fu appunto sulla strada della carità che la morte lo ha colto improvvisamente verso le tre di un venerdì pomeriggio. Il Direttore generale Don Ignazio Terzi ha ricapitolato la vita e la morte di Don Alberto, iniziando con un ricordo della mamma Dina, che ha offerto al Signore i suoi tre figli, non avendo paura di restare «sola», ed ha sottolineato la via dell'umiltà, vissuta con serenità. E così ha esaltato la carità materna verso i malati e gli orfani, la carità spirituale esercitata con generosità nel ministero sacerdotale. Riferendosi poi all'improvvisa morte con cui il Signore lo ha chiamato, Don Terzi ha affermato: «Noi rimaniamo colpiti, esterrefatti, ma dobbiamo adorare quello che il Signore fa, anche se alle volte è misterioso, incomprensibile», e ha citato uno scrittore: «Quando comprendo Dio, adoro profondamente; quando non Lo comprendo, adoro ancor di più ». Ha così concluso: «Con questa visione di adorazione umile ma fidente, con questo abbandono tra le braccia del Padre amorosissimo, diamo l'ultimo saluto al carissimo fratello Don Alberto». Atti e Comunicazioni della Curia Generalizia, n 4 - Novembre - Dicembre 1985 Dal Bollettino "Don Orione" n.10 dicembre 1985: Sac. ALBERTO ZAMBARBIERI da Pecorara (Piacenza), passato al Signore il 18 ottobre 1985, in Casalnoceto (Alessandria), a 69 anni di età, 41 di professione religiosa e 35 di sacerdozio. Lungo la strada della carità, a Casalnoceto, nel pomeriggio del 18 ottobre u.s., repentino trapasso ha sottratto a noi don Alberto Zambarbieri. Il Direttore Generale della Piccola Opera don Terzi, durante il rito delle esequie concelebrate con i confratelli, nel santuario Madonna della Guardia, alla presenza di partecipe stuolo di fedeli, sacerdoti, suore ed amici, ha ricordato di don Alberto l'incessante spirito di sacrificio, lume di tutta una vita, la singolare umiltà e pietà, l'amore per i poveri, i sofferenti e gli ammalati. Don Alberto, da ragazzo (era nato a Pecorara Val Tidone nel 1916), aveva preferito la fatica quotidiana accanto al padre Primo ed alla mamma Dina Politi, nel mulino preso in affitto dai suoi a Bobbio (quello di S. Colombano), per poter meglio aiutare la vocazione sacerdotale dei fratelli Angelo (poi arciprete di Borzonasca e Vescovo di Guastalla) e Giuseppe, entrato a far parte della grande famiglia religiosa di Don Orione. Militare a Novi Ligure, aveva ripreso lo studio interrotto, anche se era la vigilia della Seconda guerra mondiale, che lo vede sergente del Genio Minatori, durante l'aspra campagna di Jugoslavia e di Grecia. Rientrato in Italia sul finire del 1941 per grave malattia contratta al fronte, riesce a conseguire il diploma magistrale e, come i fratelli, abbraccia lo stato religioso e lo studio della teologia, durante il quale si prodiga, incomparabile infermiere per don Sterpi e il canonico Perduca, assistiti con indicibile amore sino al giorno del piissimo trapasso. Sacerdote nell'anno santo 1950 si fa sollecito carico nell'umile casa di Gavazzana di quegli orfanelli, sino al 1969, quando, dai suoi Superiori è assegnato al Santuario Madonna della Guardia di Tortona, come confessore e cappellano delle Suore di Don Orione, che assistono le consorelle anziane ed ammalate. Questa la vita terrena di don Alberto, accanto a noi, alle nostre cure e sofferenze, con immutata fedeltà, come al letto del fratello Angelo in quel torrido agosto del 1970 o accanto alla mamma, già avanzata negli anni, che aveva accolto presso di sé come dono prezioso ed insperato. S. GAVAZZA
La Congregazione tutta si è stretta — nella inattesa luttuosa circostanza—al fratello Don Giuseppe—già Direttore generale della Congregazione dal 1963 al 1975, per esprimergli la più fraterna partecipazione al suo dolore e impetrargli inferiore conforto e aiuto. Don Alberto, era entrato nell'Opera il 3 aprile 1943, ricevendo l'abito sacro, il 31 maggio successivo, da Don Pensa a Borzonasca. Dopo il noviziato a Villa Moffa, nella festa della Madonna Assunta professava la prima volta, passando poi a Tortona per i corsi di Teologia e l'ordinazione sacra (29 giugno 1950). Di lui, in questi giorni, sono state particolarmente ricordate le cure e le attenzioni filiali prestate, nelle loro ultime e lunghe malattie, al Servo di Dio Don Sterpi (+1951), al Canonico Perduca (+ 1962) e al fratello suo Mons. Angelo (+1970); l'amore agli orfanelli e ai piccoli; le premure verso le Suore di Don Orione, specialmente anziane e malate, di Casa Madre, di cui da molti anni era cappellano; le fatiche e i sacrifici fatti nel continuo suo servizio di questuante dei poveri per le varie istituzioni dell'Opera; il rimpianto, come confessore sensibile e puntuale, espresso da sacerdoti, religiose e laici, grati del suo caritatevole aiuto nelle vie di Dio. Lo spirito e il programma di vita del caro Confratello ci sembrano ben delineati in questo suo appunto, del maggio 1948, mentre ancora frequentava la 2.a teologia: «Madonna Santa, metto nelle vostre mani le anime di coloro che si presenteranno a me durante il mio ministero. Fate che io sia maestro, luce nel bene. Tenetemi nelle vostre mani umile, umile fino alla morte».
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