Figli della Divina Provvidenza (FDP) A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z ordine alfabetico per Cognome
Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario) |
L (31)
|
da Tropea (Catanzaro), passato al Signore il 22 settembre 1996 in Reggio Calabria, a 61 anni di età, 42 di professione religiosa e 32 di sacerdozio. Apparteneva alla Delegazione “Notre Dame d’Afrique” (Bonoua). Riposa nel cimitero di Tropea (Vibo Valenzia). Dedica di P.Jean Baptiste Dzankani Il giorno precedente aveva appena, con grande consolazione, assistito all’ordinazione d’un figlio della Piccola Opera, suo conterraneo, così come aveva il cuore pieno di consolazioni e speranze per l’amata delegazione dell’Africa, dalla quale era ritornato per breve periodo di riposo e per riferirne a Superiori e confratelli circa i felici sviluppi, specialmente del noviziato, del quale era venerato maestro da oltre un decennio. La sua improvvisa dipartita, mentre veniva condotto per visita all’ospedale, ha suscitato vivissimo cordoglio in Confratelli, parenti e concittadini. Aveva personalità che si distingueva per la semplicità del tratto e la robusta sicurezza spirituale, unita a equilibrio nelle decisioni, entusiasta di Don Orione e del suo carisma. Nato il 23 maggio 1935, era stato presentato dai suoi sacerdoti come pio e fedele alle attività delle associazioni parrocchiali; accolto a Roma in Via della Camilluccia, nell’ottobre 1948, meritava subito giudizi lusinghieri dai suoi superiori per la pronta osservanza, la delicatezza, il rispetto per tutti, e la prontezza al sacrificio e al lavoro. Compiuto il ginnasio tra Monte Mario, Patrica, Velletri e Roma, nell’ottobre 1953 iniziava il suo noviziato a Villa Moffa, coronato dalla prima professione religiosa (12.9.1954), e qui pure faceva il corso filosofico, per passare poi a Grotte di Castro per il suo tirocinio tra i probandi, quale assistente e insegnante (1954-59). Dopo la teologia in Tortona (1960-64), e premessa la professione perpetua il 17.12.1960, ricevette la consacrazione sacerdotale il 14 marzo 1964. I primi anni del suo ministero li trascorse a Reggio Calabria, al San Prospero, assistente prima, e poi come direttore d’Opera (1964-70). Destinato a Paternò come assistente nel piccolo seminario e vicario (1971-75), ne fu anche direttore (1975-80), conseguendovi, contemporaneamente, il diploma magistrale e frequentando il biennio di teologia pastorale all’Università Lateranense. Passò poi al Colle Giorgi di Velletri quale direttore ed economo. Nel 1984 avvenne le generosa sua richiesta di essere missionario in Africa, dove fu maestro dei novizi in Bonoua, parroco un anno (1988) a Moossou e nuovamente, dal 1990, maestro dei novizi in Anyama, e anche vicario. La sua presenza in missione, ricca di entusiasmo, e di convinta collaborazione in ogni campo, coi Superiori e i Confratelli, contribuì fortemente all’auspicata costituzione della nuova Delegazione Africana della Piccola Opera, e ai suoi successivi sviluppi, attualmente ricchi di auspici e di giustificate speranze. Tutti i confratelli espressero sempre unanimi parole di stima e di affetto verso di lui, come religioso, collaboratore e soprattutto come formatore di quei giovani Ivoriani, il cui crescente numero permette di attendere con fiducia il successivo progredire della nostra Missione e, in particolare, del seminario teologico africano. Presso la Curia generalizia in Roma, il 9 marzo 1984, egli aveva pronunciato il IV° voto di fedeltà al Papa, la più santa premessa al futuro apostolato missionario in terra d’Africa. Fra gli appunti di un diario spirituale di Don Mario Lo Torto è stata trovata questa pagina significativa: 16/5/90 “Mes funerailles... Che cosa curiosa, Signore. Attorno al mio cadavere gente che viene e va. Parlano di me commentano le mie scelte. Domandano come sono morto e bisbigliano: «Era tanto buono, poveretto, è morto anche lui...» Ma quasi nessuno prega per me. Era prete, non ha bisogno delle nostre preghiere. Messa, partecipazione di gente, discorsi, poi la fossa nel cimitero. E così finisce la scena di questo mondo. La notizia sul bollettino... Qualche confratello che prega. Poi tutti si rassegnano. I funerali, la morte, sei tu stesso che te li devi preparare, con la tua fedeltà a me, con la tua preghiera, con il tuo sacrificio, con fede e amore. Lavora finché hai tempo. Preparati alla morte per vivere. Hai visto i tuoi funerali. Cosa vuole dire tutta questa messa in scena? E’ solo esteriorità, è solo apparenza. Ciò che conta è vivere nella mia amicizia. Vivere per ben morire. Ben morire per vivere.” (dagli "Atti e Comunicazioni della Curia Generale" settembre dicembre 1996) da: http://www.assomis.it/doa/ita/pagi23.htm PENSANDO AL FUTURO “A marzo ho compiuto dieci anni di missione, 10
anni in Africa, lavorando per le vocazioni, non è molto, ma è pur qualcosa. Cerchi
di vivere il presente, di proiettarti nel futuro, ma nello stesso tempo la
mente ti porta al passato. La pastorale vocazionale è un lavoro difficile,
delicato, ma molto importante per la chiesa, soprattutto in terra di
missione. Per questo i primi missionari di don Orione venuti in Costa
d’Avorio, non trascurarono questo aspetto. Al mio arrivo si faceva già
periodicamente il ritiro vocazionale, sia a Bonoua sia a Grand Bassam. In quest’ultima località Padre Giovanni D’Ercole aveva
aperto un foyer che accoglieva una quindicina di giovani, alcuni dei quali
avevano intenzione di seguire la loro vocazione religiosa o sacerdotale. Uno
di questi giovani ora è sacerdote diocesano, ed un altro Pierre Assamouan, è
religioso nella nostra congregazione e sarà consacrato prete tra qualche mese
(lo fu infatti nel luglio 1996 ). Dieci anni fa era difficile da queste parti che un
giovane si decidesse ad entrare in seminario. La vocazione sacerdotale e religiosa non era capita
come oggi. Ora, grazie a Dio, molta strada è stata fatta: in pochi anni c’è
stato un notevole cambiamento. I seminari intanto sono diventati piccoli.
Quasi tutte le congregazioni hanno aperto foyers vocazionali e noviziati. A
che si deve questo cambiamento? Certamente a molti fattori, soprattutto al
fatto che un po’ dovunque si sono formati gruppi di preghiera e di impegno
apostolico che hanno portato un approfondimento della fede e una vita
cristiana più matura. È lo spirito di Dio che lavora, apre alla fede, prepara
un grande avvenire. Questo risveglio vocazionale lo constatiamo anche nella
nostra Congregazione. Aumentando le vocazioni aumenta il lavoro. Per questo
la Congregazione ha investito altro personale per la formazione. E così dal
92 siamo in tre ad occuparci delle vocazioni a tempo pieno: don Alessio con i
postulanti, il sottoscritto con i novizi e don Gianni Paioletti con i giovani
religiosi. Si sottolinea che tutti gli altri confratelli collaborano
efficacemente. Quest’anno abbiamo cinque novizi seminaristi, a settembre ci
saranno altri 5 candidati Fratelli e almeno quattro inizieranno filosofia.
Fra sei anni, se Dio vuole, potremmo avere 7 sacerdoti
africani. Attualmente abbiamo solo P. Raymond. Senza parlare del buon gruppo
di aspiranti, di cui sei al seminario di Issia. C’è da notare il risveglio
vocazionale in Togo e soprattutto il fatto che in questi giorni sono arrivati
anche due postulanti dal Kenya. È un fatto storico, per noi, perché
rappresenta l’apertura verso i Paesi anglofoni africani. Cosa ci riserva
l’avvenire? Non posso saperlo, ma ci sono molte ragioni per essere ottimisti,
nonostante alcune difficoltà. Don
Orione aveva espresso il desiderio di aprire una tenda in Africa. Bene,
questa tenda si sta allargando sempre più. È il piccolo seme che cresce, si sviluppa e tende a
diventare albero. Albero che offrirà la sua ombra e i suoi frutti
saporiti di carità a tanti fratelli bisognosi.” Questo brano apparso così integralmente nella edizione
precedente doveva essere solo accennato per fare spazio alla realtà attuale,
di ben 5 anni dopo, con uno scenario diverso, diremmo di attualità. Ma all’atto di ritagliarne un pezzetto chi scrive si è
trovato nell’impossibilità di fare quest’intervento chirurgico, sempre caro
ai redattori. Ci è parso TUTTO TROPPO BELLO, TUTTO TROPPO VERO. Soprattutto
al rileggerlo è parso come il testamento del caro, compianto don Mario Lo
Torto. Come risaputo, rientrato in Italia per partecipare ad
un’ordinazione sacerdotale di un suo giovane, nel giro di 60 ore, forse la
malaria non capita in Italia, certo per un infarto non diagnosticato da un
medico di guardia, veniva colto dalla morte a Reggio Calabria, la sua patria
(era nativo di Tropea, 100 km. da lì ), sull’auto di un confratello che
tentava di portarlo al lontanissimo ospedale, affrontando il marasma del
traffico cittadino. Era la tarda mattinata di sabato, 22 settembre 1996. Dopo 14 anni di Maestro dei novizi in Costa d’Avorio,
il Signore gli dava l’appuntamento imprevisto così, all’età di 62
anni con questo misterioso fine corsa. Per pochi mesi non poté
essere presente all’inaugurazione del noviziato di Bonoua, per il quale aveva
tanto lavorato e sofferto dalla posa della prima... medaglia, il 12 maggio
del 94. Il noviziato fu poi inaugurato il sabato, 10 maggio 1997. Allora, almeno per questa versione in lingua italiana,
chiudiamo nel ricordo di don Mario, attribuendo anche al suo sacrificio,
l’avverarsi di quel suo sogno-profezia. Oggi la missione africana, nata dalla Provincia di
Genova, è diventata Vice-Provincia autonoma e in quest’ultimo trimestre di
fine millennio può - per grazia di Dio - presentare un quadro consolante: il
seminario Filosofico e Teologico di Anyama; il noviziato di Bonoua; un
seminario di filosofia di recente apertura in Burkina. I sacerdoti africani orionini sono 4 ( P. Raymond
Ahoua; P. Assamouan Pierre Kouassi; P. Aka Basile; P.Gaston Kindou ). Inoltre
due sono diaconi prossimi all’ordinazione. I religiosi Fratelli sono 6 di cui 2 con voti perpetui
( Somda Jean Clement e Ayé Amedée Pierre ). A questa bella realtà vanno aggiunti alcuni studenti
di teologia e filosofia, ad Anyama; un buon gruppo di novizi del 1° e 2° anno
a Bonoua... i primi studenti di filosofia in Burkina Faso. Alcuni giovani sono in cammino vocazionale accanto
alle diverse comunità della vice-Provincia. E se don Orione continuerà a guardarci, lo Spirito
Santo e la “ Santa Madonna” faranno ancora miracoli. Bisogna diventarne degni come don Mario.
|