L
(31)
La
Monica Nunzio
Lanza
Antonio
Laurendi
Giuseppe
Lazzarin
Belisario
Lazzarin
Luigi
Lelli
Cesare
Lemos Goncalves Antonio
Leoni
Lorenzo
Lewandowski
Antoni
Liberalon
Erminio
Lignini
Luigi
Limonta
Ettore
Lingua
Giovanni
Lion
Raffaele
Lisi
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Lobos Marcelo Rafael
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Lorenzetti Giovanni
Lorenzi
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Lo
Torto Mario
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Lucarini Giovanni Battista
Luccherini
Mario
Lucian
Francesco
Luggi
Narciso
Lukasiewicz Francesco
Lunardi
Leonio
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Sac. Lelli
Cesare
da
Rocca Cometa di Lizzano (Bologna), tornato al Signore il 17 agosto 1993
nell'ospedale di Araguaina (Tocantìns) (Brasile), a 64 anni di età, 44 di
professione religiosa e 35 di sacerdozio.
Nel nostro ospedale di Araguaina nel
Tocantìns (Brasile), si stava curando un'affezione epatica dagli esiti alterni, preparato alla
chiamata del Signore. Lo si rileva dalla sua ultima lettera al
Superiore Generale Don Simionato, nella quale, con cristiana e religiosa
visione della realtà e della situazione, chiede umilmente perdono a tutti e,
come il servo del Vangelo, si diceva, pur bisognoso ed inutile, tuttavia
disponibile alla volontà divina, dopo aver lavorato una vita per la missione
del Tocantìns e dell'amato popolo brasiliano, col programma "sono qui,
Signore, fa di me ciò che vuoi!...".
Nato il 3 giugno
1941, accolto a Montebello fa la prima conoscenza con l'Opera Don Orione,
iniziando subito le classi medie e ginnasiali nelle Case di Vigevano, Vogherà, Buccinigo e Ortonovo,
anche a causa degli eventi bellici (40-45);
qui, stimolato dalla sua giovanile e naturale curiosità di conoscere
nuovi paesi, coltiva la sua vocazione di... lontane terre da evangelizzare,
la sua "missio ad gentes".
Compiuto l'anno di noviziato a Villa Solari di Genova (1947- 48),
emette la sua prima professione l'11
ottobre '48, passando quindi a compiere il corso filosofico a Villa Moffa di
Bra (Cuneo), completato nel 1951.
Dal 1952 al '54 si
esercita nel "tirocinio" di regola, assistendo e insegnando ai
bambini difficili nell'Istituto "Famiglia Moresco" di Bogliasco (Genova), dove valuta e matura la sua vocazione con la sua
consacrazione totale e perpetua al Signore nella famiglia di Don Orione, l'11
ottobre dell'anno Mariano 1954.
Subito dopo inizia la sua preparazione sacerdotale nel nostro
teologico di Tortona, dove
riceve il Diaconato (21.12.57) e il presbiterato (29.6.58), completando l'iter formativo con l'Anno
Pastorale all'Istituto "Mater Dei" in Roma (1958-59).
Subito domanda ed ottiene di partire per le
missioni; il 12 luglio 1959 è in Brasile, a Rio de Janeiro, per ambientarsi ed
apprendere la lingua e relativa "inculturazione", oggi tanto
riscoperta e reclamata. Dal 1960 al '62 è direttore del Collegio Don Orione e
Vicario generale della formanda diocesi di Tocantinòpolis, dove tornerà nel
triennio '67-69 sempre con gli stessi incarichi, dopo aver diretto, maestro
di sapere e di vita, soave e inflessibile,
dal '62 al '66 Collegi di scuola di primaria e secondaria a Rio de
Janeiro ed a Sideròpolis (Santa Catarina) (1965-66), con Seminario San Pio X e
Collegio Don Orione.
Per i normali avvicendamenti di regola, è
nuovamente a Rio (1769-'77) ed a Tocantinòpolis (1979-'83), allora stato del Goiàs,
quindi compie per un
triennio il servizio pastorale come parroco a Quatro Barras (1984-'86), alla
periferia di Curitiba, la cosidetta città del sorriso: anche lui è chiamato
"il padre del sorriso".
Il 12 marzo 1984, ha
la grazia tanto attesa di emettere il IV voto di speciale fedeltà al Papa, nelle mani
del Card. Eugenio de Araujo Sales.La fiducia dei Superiori lo chiama a
svolgere anche l'incarico di consigliere provinciale del Brasile Nord
(1988-91), continuando nel frattempo a donare senza risparmio le sue energie,
e le sue capacità organizzative e di dialogo, nella sua...
"Cafarnao" Tocantinòpolis, per una sempre maggior preparazione
umana, religiosa e civile dei giovani e della popolazione del Tocantis,
promosso nel frattempo a Stato, anche se estremamente povero e bisognoso di tutto, per un
livello di vita dignitoso della sua gente.
La salute ormai
compromessa lo costringono al ricupero ospedaliero per un ricovero, che,
anche ai suoi occhi, pare difficile, visto l'andamento alterno delle terapie
e delle cure amorevoli prestate dai medici: gli resta il cuore ed il sorriso.
Nella sua serenità e
giovialità, Don Cesare sa accettare la prova come un dono del Signore per
salire con Lui la via dolorosa, ed offrirla per la Chiesa, per il Papa, per
la Congregazione, nonché per la buona riuscita del "Progetto Missionario
Orionino", al quale è stato particolarmente invitato ed al quale sarebbe
ben lieto di portare il contributo della sua esperienza missionaria ed educativa.
Di carattere aperto, generatore di gioia, socievole e gioviale, ma senza
tenerumi, si faceva ben volere da tutti, sempre pronto al dialogo,
disponibile al sacrificio ed al lavoro, dove emergeva la sua iniziativa e la
sua capacità pratica. Religione e ragione fuse in una stessa dinamica.
Doni naturali,
certamente, ma coltivati e confermati da una soda pietà personale e
liturgica, con una convinta e filiale devozione mariana, tipicamente
"orionina", che trasformava la sua vita in preghiera, rendendolo
capace di pregare con la vita. Sul letto del suo dolore diceva: "Nessuno
può illudere: Dio mi è Padre. Vedo il volto della Madonna, una mamma
accogliente: mi porta a casa...".
(dagli "Atti e Comunicazioni della Curia Generale maggio agosto
1993)
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