Sac.
Pietro BRACESCHI
da Marcia (Vicenza), morto
all'Ospedale S. Giovanni di Roma il 3
luglio 1972, a 56 anni di età, 35 di professione e 30 di sacerdozio.
Entrò nella Casa Madre di Tortona il 14 - 4 - 1933
all'età di 17 anni e Don Orione lo assegnò alla Casa di S. Bernardino che
ospitava un gruppo di vocazioni tardive, detti « Carissimi », i quali
alternavano lo studio al lavoro.
Nel 1935 ebbe l'incarico dì assistente ai « buoni figli »
del Piccolo Cottolengo Genovese, passando nel 1937-38 al S. Filippo di Roma,
ove assisteva i ragazzi delle scuole e contemporaneamente studiava.
Ultimati gli studi di Teologia presso il Seminario
vescovile di Tortona, il 12 luglio del 1942 fu ordinato Sacerdote al
santuario della Madonna di Caravaggio di Fumo. Fece subito l'anno di
pastorale al Castello di Butrio ove gli venne affidata la cura d'anime nella
chiesa di S.Carlo in Costagliele d'Asti. Nel 1942-45 passò al
santuario della Guardia di Tortona, come aiutante dell'allora rettore D.
Santino Volpini, di santa memoria, e assistente dell'Oratorio di S.
Bernardino. Fu Prefetto di disciplina presso il Collegio Dante Alighieri di
Tortona (1945-46), e quindi diresse la Casa in S. Maria La Longa (Udine).
Dal 1947 al 1949 fu parroco a Facen di Pedavena, della
diocesi di Feltre. Ricoperse successivamente i seguenti incarichi:
Viceparroco di Ognissanti (1950-54); Parroco a Borgomontello (1954-56);
Direttore della Casa del Giovane Lavoratore in Via Laurentina Roma
(1956-1962) Ritornò quindi in qualità di Coadiutore nella parrocchia di
Ognissanti, ove rimase fino al termine di sua vita.
Don Pietro come lo chiamavano i parrocchiani di
Ognissanti era buono e paziente e per questo godeva molta stima non solo
presso i giovani (che si confessavano in preferenza da lui) ma anche presso i
Sacerdoti delle Parrocchie limitrofe a quella di Ognissanti i quali gli
dimostrarono la loro fiducia eleggendolo Segretario della Prefettura
Ecclesiale e Membro del Consiglio Presbiterale di Roma.
Morì quasi improvvisamente, per
collasso cardiaco, dopo essersi prodigato con l'abituale sua amabilità e
giovialità, fino all'ultimo giorno.
dagli "Atti e Comunicazioni della Curia
Generalizia"
LA
IMPROVVISA SCOMPARSA DI DON BRACESCHI
La
morte del caro Don Pietro ci ha particolarmente impressionato perchè giunta
del tutto improvvisa. Eravamo preparati per Don Piccinini, conoscendo la
natura del male. Don Pietro, invece, pur con qualche disturbo, ci appariva
ancora pieno di vita. Il 29 giugno aveva partecipato al Centro di Monte Mario
alla festa della Provincia ed aveva ricevuto gli auguri dei confratelli,
lontanissimi tutti dal pensare che potesse essere così vicina la sua
chiamata. Si è sentito male nella notte del 1° luglio. La sera del 2,
perdurando la febbre molto alta ed apparendo le condizioni preoccupanti per
grave presunta forma polmonare, veniva trasportato all'ospedale S. Giovanni,
dove alle 9,20 del 3 luglio il cuore cedeva per improvviso collasso. Ero
tornato nella notte da Genova, e così D. Gemma e i pellegrini di Ognissanti
coi quali ci si era incontrati al Santuario della Guardia e a Genova. Non ho
così avuto modo di rivederlo, nè di offrirgli almeno il conforto di una
visita, di una parola. Ci siamo trovati accanto alla sua Salma, quando si è
chiusa la bara e c'erano i fratelli, le sorelle, i familiari venuti dal
Veneto: una grande famiglia che sentiva per Don Pietro tanta venerazione ed
è rimasta sgomenta con noi per la morte così fulminea.
Ad
Ognissanti, nel pomeriggio del 4 luglio, abbiamo avuto la misura della stima
e gratitudine di cui era universalmente circondato il caro Don Braceschi,
specie da parte dei giovani, presenti in gran numero e con le lacrime agli
occhi. Il Vicegerente Mons. Poletti ha detto parole tanto buone e l'Ausiliare
Mons. Biagio Terrinoni ha presieduto la concelebrazione cui hanno partecipato
molti confratelli. Era presente anche il cardinale Giuseppe Paupini. La
salma è stata trasportata a Maròla, dove il 6 luglio ha avuto una solenne
dimostrazione di pietà dall'intera comunità parrocchiale. Nella sua
semplicità Don Pietro aveva saputo cattivarsi ovunque — al paese natio, come
nelle varie Case della Congregazione e parrocchie dove aveva svolto con zelo
il suo ministero: al Santuario della Guardia, a Facen, come nell'agro latino
e nel quartiere Appio — tanta simpatia e più largo è stato così il rimpianto.
Resterà in particolar modo ad Ognissanti il ricordo edificante del suo amore
al decoro del culto, al piccolo clero, la sua generosità nel prestarsi per le
confessioni e nella cura dei giovani.
Don Giuseppe
Zambarbieri su Atti e Comunicazioni…. luglio settembre 1972
su “Don Orione” 1 agosto
1972
|