Sacerdoti
legati
alla
famiglia orionina
1. Barbieri Alessandro
2. Barsotti Divo
3. Boschin Cesare
4. Caronti Emanuele
5. Castellini Andrea
6. Codenotti Faustino
7. Cristiani Angelo
8. Cushing Richard
9. Gallizzi Domenico
10. Grassi Antonio
11. Guala Filiberto
12. Iori Quirino
13. Maiocchi Antonio
14. Maloberti Ersilio
15. Mogni M.Pio
16. Morotti Paolo
17. Pagnoni Carlo
18. Perosi Lorenzo
19. Rebora Clemente
20. Rodella Rinaldo
21. Rota Giuseppe
22. Spada Giulio
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Don Giulio Spada,
una vita tra i
ragazzi
di Angelo De Santo
Per i cittadini di Tropea, Drapia, Amantea, dove Don Giulio visse,
non occorre alcuna presentazione di questo eccezionale uomo. Egli aveva una
virtù. Di rendere migliore il tessuto etico sociale della comunità attraverso
le opere svolte a favore dei giovani, risollevando le sorti religiose e
morali di un'intera città. Una figura che fino a qualche tempo fa era rimasta
assopita nella memoria delle generazioni che lo conobbero ma che ora sta
prepotentemente ritornando alla luce vera, quella iniziale che oggi
costituisce solida guida per quelle attuali e future.
A Cambiago recentemente gli è stata intitolata una Scuola Materna. Ad Amantea
esiste da tempo il "Premio Don Giulio Spada" e la sala di lettura
del Convento di San Bernardino porta il suo nome. A Tropea il Gruppo Scouts
Tropea I dell'Agesci è intitolato alla sua memoria di artefice. Nel 1997 ad
Amantea è stato pubblicato il volumetto a lui dedicato “Un segno di speranza”
a cura di Angelo De Santo che lo conobbe da molto vicino. Ed è da questa
pubblicazione che vogliamo far conoscere i cenni biografici di Don Giulio
Spada. Ne vale veramente la pena.
Nacque a Clusone (BG) il 4 gennaio 1912 da una famiglia povera e in tenera
età rimase orfano di padre, morto durante la guerra del 1915-1918, e
successivamente di madre. Sin da piccolo dovette così conoscere ben presto il
sacrificio ed il lavoro. Fu cresciuto da uno zio paterno, ma ben presto si
delineò in lui la vocazione al sacerdozio. Appena giovane fu accolto dalla Comunità
del Beato Luigi ORIONE entrando in seminario a Villa Moffa di Bra in
provincia di Cuneo e fu proprio il beato Luigi ORIONE che lo accolse con sè e
lo incoraggiò nel cammino sacerdotale.
Prima di fare la sua scelta sacerdotale definitiva, però, conseguì il diploma
di maturità magistrale ed esercitò la professione di maestro per qualche
anno. Successivamente decise di essere ordinato sacerdote tra gli Orionini.
Fu missionario in Albania nella città di Rodi, dove si distinse come
evangelizzatore in uno Stato dove imperava l'ateismo. Singolare la sua
testimonianza per i rapporti avuti prima dell'avvento al potere del regime
comunista albanese.
Don Giulio aiutava comunisti albanesi ricercati dalle milizie fasciste a
nascondersi in sacrestia e provvedeva loro con cibo ed a volte forniva anche
vestiti, per evitare che fossero fucilati, previo segno di riconoscimento che
consisteva nell'aver attaccata una piccola stella rossa sul bavero della
giacca. Anche i frati francescani ed altri ordini religiosi si prodigavano ad
aiutare i ricercati comunisti albanesi i quali insistentemente assicuravano
che l'avvento al potere da parte loro non avrebbero assolutamente avuto
ripercussioni sul clero.
Ma le cose non andarono proprio così e con l'avvento al potere del regime
comunista moltissimi missionari vennero fucilati ed impiccati.
Don Giulio raccontava di essere stato fortunato insieme a pochi altri frati
per essere stato rimpatriato evitando la fucilazione.
Tornato in Italia si fermò in Calabria nella Diocesi di Tropea con la
speranza di poter ritornare un giorno in Albania. Speranza che nutrì fino
agli ultimi giorni della sua vita. Nella Diocesi di Tropea fu invitato a
rimanere in Calabria dal vescovo Mons. Felice Cribellati, anche lui orionino,
che insistette per averlo come suo segretario particolare. Don Giulio accettò
e rimase segretario particolare di mons. Cribellati fino alla sua morte.
Quando arrivò a Tropea, lo circondava un'atmosfera di mistero:
"segaligno, volto severo, pizzetto appuntito che sporgeva da una folta
barba nera. Sembrava rinchiudersi in un mondo di riservatezza". Ecco
come lo descrisse nel 1985 Mons. Domenico Pantano, vicario episcopale della
Diocesi di Tropea, superiore dei sacerdoti Oblati.
A Tropea fondò il Gruppo degli scouts con dei ragazzi di strada
soprannominati "Gli Sciuscià".
La morte di mons. Cribellati lasciava pensare che don Giulio volesse partire
per nuove terre di missione in America Latina dove vi erano gli orionini, ma
il beato don Francesco Mottola insisteva per avere la presenza di don Giulio
nella famiglia degli Oblati del Sacro Cuore. "Fermati con noi" gli
ripeteva il Beato don Francesco Mottola.
Accettando l'invito del Beato Francesco Mottola ad entrare negli Oblati del
Sacro Cuore come religioso, don Giulio pronunciò i voti per aderire
all'Ordine, senza però venir meno a quell'impegno di vita che lo aveva da
sempre caratterizzato come Orionino.
Spesso amava infatti ricordare che si sentiva profondamente legato a don
Luigi Orione ed il motivo che lo aveva indotto ad entrare negli oblati era
solo da intendersi come un momento di attesa, in vista della riapertura delle
frontiere con l'Albania, terra dove ambiva ritornare missionario.
Rimasto nella Diocesi di Tropea, fu mandato parroco a Drapia (VV) dove vi
rimase per circa un decennio. Anche a Drapia fondò gli Scouts con la vecchia
ASCI.
Fu un brutto momento per la parrocchia di Drapia, quando Mons. Giuseppe
Bonfiglioli, succeduto alla guida della diocesi di Tropea dopo la morte di
Mons. Cribellati, decise di affidare a don Giulio Spada la parrocchia di
Amantea, che nell'anno 1962 apparteneva alla Diocesi di Tropea.
A Drapia intanto i ragazzi e fedeli manifestavano per protestare contro il
trasferimento di don Giulio e se le proteste si assopirono fu proprio per la
sua capacità di persuasione che seppe far accettare senza traumi la decisione
del Vescovo.
Don Giulio SPADA prese possesso della parrocchia S. Maria La Pinta ai
Cappuccini nell'anno 1963 e ben presto si distinse per il suo attaccamento al
catechismo dei giovani e per la catechesi degli adulti, oltre che per
iniziative pastorali ed anche sindacali a difesa dei lavoratori, con la
promozione dell'ACLI.
Era un ammiratore convinto di S. Giovanni Bosco che definiva un progenitore
della famiglia degli orionini. Sosteneva che una parrocchia senza oratorio
era priva di futuro e di avvenire. Per questo motivo si impegnava tantissimo
a garantire l'apertura dell'oratorio parrocchiale per tutta la giornata, con
la sola pausa per le Celebrazioni liturgiche.
Nell'oratorio accoglieva i giovani socialmente disadattati che per motivi
diversi avevano interrotto gli studi e vagabondavano per le vie cittadine.
Con questi ragazzi si intratteneva per familiarizzare con loro e parlare dei
loro problemi familiari, scolastici e di formazione cristiana.
Anche ad Amantea don Giulio ha avviato gli scouts e le guide dell'ASCI
divenuti sempre più numerosi con il passare degli anni. Con i ragazzi
partecipava personalmente e direttamente ai campeggi assentandosi soltanto
per assicurare la celebrazione eucaristica nella parrocchia.
Grande importanza attribuiva alla metodologia scoutistica per il diretto
contatto con la natura ed anche per i campeggi tenuti in località lontane dai
centri abitati che riproducevano, a suo dire, le condizioni di appartarsi
nella preghiera come per gli apostoli con Gesù.
I campeggi rappresentavano anche un modo per imparare a sapersela cavare da
soli rinunciando, sia pure per un breve periodo, alle "eccessive"
comodità che a lungo andare avrebbero portato ad una vita senza valori e
trascurata. Oltre agli Scouts la sua attenzione era rivolta ai chierichetti
ed alla schola cantorum "S. Domenico Savio" voluta da Don Giulio e
dal suo attuale direttore Angelo De Santo e che nel 2006 ha festeggerà i 35
anni di fondazione.
Sempre ad Amantea ha promosso l'apertura della scuola materna parrocchiale
adoperandosi per la venuta delle suore che avrebbero garantito un
funzionamento coerente con le direttive diocesane in materia di educazione.
Avvalendosi della collaborazione della sig.na Gilda Viola, meglio conosciuta
come "delegata" per il suo ruolo di responsabile nella passata
Azione Cattolica, particolarmente esperta nell'attività artigianale di
ricamo, taglio e cucito, ha istituito, di fatto, un laboratorio artigianale
per sole ragazze che nulla aveva da invidiare alle scuole artigianali
promosse dalla Regione. In questa scuola artigianale si formavano mediamente
ogni anno, intorno alle 70 ragazze.
Devotissimo alla Madonna di Lourdes, realizzò una grotta in pietra, tuttora esistente,
nel piccolo giardino dell'oratorio, nella quale grotta sistemò una piccola
statua della Madonna e dove nel mese di maggio recitava con i fedeli il Santo
Rosario, celebrandovi anche delle S. Messe. Anche il Terzo Ordine Francescano
fu promosso in questa sua permanenza amanteana.
L'Azione Cattolica, già esistente alla sua venuta, ricevette maggiore impulso
con azioni pastorali che rafforzavano l'impegno dei laici nella parrocchia.
Istituì anche la Milizia dell'Immacolata fondata da padre Massimiliano Kolbe
ed un gruppo della Caritas che permanentemente lavorava all'interno della
parrocchia e della Diocesi. La Caritas lo impegnava particolarmente ed in
prima persona, accogliendo numerosissimi poveri di ogni ceto sociale sia
paesani, connazionali comunitari ed extra comunitari. Tutti coloro che si
rivolgevano a Lui, ricevevano sempre un contributo economico oppure
alimentare o vestiario.
Il gruppo dei chierichetti, tra le attività catechistiche, veniva curato con
particolare impegno ed i ragazzi da parte loro ricambiavano la gratitudine
impegnandosi a garantire la loro presenza a tutte le celebrazioni liturgiche
non solo festive ma anche feriali.
La scuola dei catechisti fu poi particolarmente caldeggiata e tutti i
responsabili dei vari gruppi parrocchiali, venivano invitati a partecipare ai
vari incontri di catechesi e successivamente a fare il catechismo. In
collaborazione con la Diocesi di Cosenza sosteneva incontri per catechisti
sia a Cosenza che a Fiumefreddo Bruzio avvalendosi della particolare amicizia
e stima che lo legava al defunto "don Ciccio Miceli" mettendo a
disposizione la sua auto per garantire la partecipazione ai corsi.
Nel 1983 si intravedevano visibilmente i segni della sua malattia che qualche
anno più tardi lo avrebbe condotto alla morte.
Dopo tante insistenze da parte dei parrocchiani a lui vicini perchè si
sottoponesse a visita medica per la diagnosi del male, don Giulio infatti si
opponeva alla visita per non lasciare la parrocchia senza sacerdote a motivo
della difficoltà di trovare confratelli disponibili senza impegni
parrocchiali data dall'esiguo numero, fu sottoposto a visita e
successivamente operato, all'ospedale di Velletri (Roma) per un tumore allo
stomaco e poi curato con la cobalto terapia.
Successivamente fu curato nell'ospedale di Messina ma i risultati non furono
incoraggianti. Fino all'ultimo, nonostante le sofferenze fisiche, celebrò la
S. Messa.
Infine fu ricoverato presso la casa di cura per anziani ed invalidi di Serra
d'Aiello "Giovanni XXIII" dove morì l'8 ottobre 1985.
Fu seppellito nella nuda terra del cimitero di Amantea come da lui sempre
desiderato e scritto, essendo convinto che la cosa più importante dell'uomo
non è il corpo che deve ritornare alla terra ma l'anima.
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