Figli della Divina Provvidenza (FDP)

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ordine alfabetico per Cognome

 

 Necrologio Figli della Divina Provvidenza (ricordati nel giorno anniversario)  

 

Sacerdoti legati

alla famiglia orionina

 

  

1.      Barbieri Alessandro

2.      Barsotti Divo

3.      Boschin Cesare

4.      Caronti Emanuele

5.      Castellini Andrea

6.      Codenotti Faustino

7.      Cristiani Angelo

8.      Cushing Richard

9.      Gallizzi Domenico

10.  Grassi Antonio

11.  Guala Filiberto

12.  Iori Quirino

13.  Maiocchi Antonio

14.  Maloberti Ersilio

15.  Mogni M.Pio

16.  Morotti Paolo

17.  Pagnoni Carlo

18.  Perosi Lorenzo

19.  Rebora Clemente

20.  Rodella Rinaldo

21.  Rota Giuseppe

22.  Spada Giulio 

 

Don Cesare Boschin

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Sac. Cesare Boschin

 nato a Silvelle di Trebaseleghe (Treviso) e ucciso a Borgo Montello di Latina il 29 marzo 1995. Riposa a Borgo Montello (Latina).

Sacerdote dell’Opera di Don Orione, quando la Congregazione ha lasciato la parrocchia di Borgo Montello di Latina,  don Cesare ha optato di rimanere nella sua parrocchia

per l’amore alla sua popolazione.

 

Trebaseleghe, omaggio a don Cesare Boschin

 

Nato a Silvelle, ucciso a Latina. Dopo aver difeso la legalità. Incontro con don Ciotti

Don Cesare Boschin, figlio di Giuseppe e Cazzaro Clementina, era un sacerdote di Don Orione, nato a Silvelle l’8 ottobre 1914 e morto assassinato il 29 marzo 1995 a Borgo Montello, una frazione del comune di Latina, dove era parroco. Un omicidio tuttora irrisolto ma che si ritiene essere avvenuto perché il sacerdote si era opposto alle infiltrazioni della camorra nel Lazio per la realizzazione della discarica di rifiuti in quel territorio.
Per far conoscere la figura di don Cesare e far riflettere sulle problematiche legate alla criminalità è stata organizzata il 29 aprile a Trebaseleghe la Giornata della legalità. L’incontro di formazione e sensibilizzazione dal tema “Morire di rifiuti …, la figura di don Cesare Boschin” era rivolto a genitori e cittadinanza ed è stato promosso dalla scuola media G. Ponti.
I ragazzi di terza media, coordinati dai docenti di religione, dalla Preside e dall’associazione Libera hanno svolto documentati ed approfonditi lavori nell’ambito di un percorso di educazione alla legalità. La giornata conclusiva ha visto la partecipazione attenta di molte persone che hanno potuto ascoltare e vedere le rappresentazioni che documentavano la storia di un povero prete di campagna che nell’esercizio del suo ministero si è rivelato scomodo ai potenti ed a quanti si sentivano minacciati dalla verità.
A ringraziare ragazzi e docenti, ma soprattutto a dare forza al messaggio di don Cesare era presente don Luigi Ciotti, presidente di Libera, l’associazione nata nel 1995 con lo scopo di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere la legalità e la giustizia.
Don Ciotti nel ringraziare la comunità di Trebaseleghe, ha ricordato che Libera già nel 2009, ad un convegno a Roma cui era presente il presidente Napolitano, aveva chiesto la riapertura delle indagini sui fatti che avevano portato alla morte del sacerdote. E’ ormai opinione comune, infatti, che la matrice del delitto sia la medesima di quella che aveva portato agli assassini di don Puglisi (1993) e don Diana (1994). La morte di don Cesare si colloca, non a caso, nel 1995 un anno dopo quella di don Diana e due anni dopo quella di don Puglisi. L’appello di don Ciotti fu subito fatto proprio da diverse associazioni antimafia del Lazio nonché dall’Azione cattolica della diocesi di Latina e dall’Agesci pontina.
Don Ciotti si era fatto portavoce a livello nazionale delle richieste di un gruppo di cittadini di Borgo Montello che sosteneva che la morte del loro parroco era legata ai traffici di rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra nella vicina discarica. Il traffico era stato confermato negli anni da numerosi pentiti e ha trovato riscontro nel ritrovamento di rifiuti tossici interrati nella zona.
Durante la giornata hanno portato il loro contributo anche Claudio Gatto, Luciano Boschin, amico e parente del sacerdote ucciso, e Alessandra Chiorboli, che a Borgo Montello si è impegnata a far luce su questo delitto di mafia.
Il sindaco Lorenzo Zanon, anche a nome dell’Amministrazione Comunale, ha ribadito che sarà a fianco di Libera, di don Luigi Ciotti, dei parenti e di quanti a Borgo Montello vogliono appoggiare e sostenere la riapertura del caso e portare finalmente alla luce la verità dovuta a don Cesare.

 

Rachele Azzalin su “La Vita del Popolo di Treviso”, giovedì 9 maggio 2013