Ieri, 24
settembre 2014, alle 15.00, si sono svolti i funerali di don Franco
Bucarini.
Orionino fino al 1997, era parroco 73enne di Cenerente,
Prugneto, Pantano, Canneto e Capocavallo. La sua vita e la sua
morte, tanto in contrasto tra loro, hanno gettato nella commozione tante
persone. Durante la Messa, presieduta dal card. arcivescovo di Perugia
Gualtiero Bassetti, c'è stato solo posto per la preghiera, la
riconoscenza e la meditazione. Erano presenti circa 80 sacerdoti, tra i
quali anche il consigliere generale don Fulvio Ferrari - che alla fine ha
portato il saluto della Congregazione -, Don Giampiero Congiu e P.
Constant Dabiré con P. Serge Meda, due giovani orionini provenienti dalla
Costa d'Avorio, missione cui Don Franco si
dedicò. Molti fedeli. Niente video e fotocamere per rispettare la
volontà della famiglia.
Pubblichiamo per
intero l’omelia del cardinale Bassetti.
Assieme a mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare, e a
tutto il Presbiterio diocesano e ai diaconi, esprimo la nostra affettuosa
partecipazione al dolore sconfinato dei familiari di don Franco: le
sorelle Giulia e Rita, i fratelli Giuseppe, Nello, Giancarlo; ai nipoti;
all’intera Famiglia Orionina della quale fin da giovanissimo don Franco
ha fatto parte e ai carissimi parrocchiani dell’Unità pastorale di
Cenerente, Canneto, Capocavallo, Pantano e Prugneto, come pure di
Colombella e Santa Petronilla, di cui precedentemente era stato parroco.
Un dolore immenso, muto è come se in qualche modo ci
paralizzasse tutti e per me, in questo momento, non è facile esprimere
qualche parola.
Avevo incontrato don Franco mercoledì della scorsa
settimana alle 18.30. Vi posso dire che abbiamo condiviso un’ora di
fraternità e di amicizia. Col suo tono pacato e riflessivo e anche
scherzoso mi aveva parlato dei suoi progetti pastorali di prossima
attuazione: la Veglia per la Giornata Missionaria Mondiale, a cui teneva
tanto ed aveva timore che come lo scorso anno partecipassero poche
persone. Ma oggi con lui siamo in tanti; l’invito rivolto al vescovo ausiliare
a partecipare ad un incontro sull’Oratorio e, inoltre, dell’incontro coi
sacerdoti della Zona pastorale avvenuto il giorno precedente.
Aveva poi accennato al fatto, che drammaticamente
l’ha condotto all’ultimo istante della sua vita. Ma anche per questo non
mi era parso eccessivamente turbato. Mi aveva infine consegnato il suo
testamento che, da diverso tempo aveva espresso il desiderio di rimettere
nelle mie mani. Ve ne do lettura della parte spirituale, perché è davvero
edificante e stasera voglio che sia lui a parlarci.
“Devo dire un grande grazie alla mia
famiglia – Giulia – Giuseppe – Nello – Giancarlo – Rita per l’affetto e
l’attenzione che hanno avuto per me ad anche io nei loro confronti e
verso le loro famiglie. Un grande grazie alla Famiglia Orionina che mi ha
cresciuto e consacrato Religioso e Sacerdote, un grazie ancora più grande
e forte alla Missione in Costa d’Avorio. Dopo la bella e ricca esperienza
fatta e per tanta amicizia costruita. 2005 ritorno a Perugia dopo 50
passati da varie parti e poi Colombella-Santa Petronilla-Cursillio-Centro
Missionario, poi ancora Cenerente-Canneto-Prugneto-Pantano e la “Reggia”
a Capocavallo sono il segno della vostra stima e affetto. Oggi ho 73 anni
e fra non molto 74 ho pensato di fare il mio testamento, innanzi tutto
chiedo perdono al Signore per tutte le mie debolezze e un grande grazie
al Signore per tutto il bene che mi ha aiutato a fare e a donare”.
Dalle parole appena lette appare lo stato d’animo di un
prete felice del suo sacerdozio e degli ambiti pastorali così
significativi in cui ha impegnato la sua vita: dalla Costa d’Avorio a
Cenerente.
Ma cosa è successo nelle ore successive? Il Signore lo sa,
don Franco lo sa, ed anche io lo posso intuire … Certamente un dramma
interiore, improvviso, lacerante ha sconvolto la sua vita.
Mi sono chiesto:
perché non è tornato da me, perché non è andato a confidarsi con qualche
confratello sacerdote o religioso? A tutti questi interrogativi, che poi
diventano anche inutili, ho trovato un’unica risposta: che, nonostante
tutto, Dio Padre e suo Figlio morto in croce non si stancano mai di
perdonarci. Vale per lui, vale per noi.
La vita è certamente un dono immenso, è il bene più
grande che il Creatore ci ha affidato: noi non ne siamo i padroni, ci è
soltanto chiesto di conservarla e custodirla. Sappiamo come sono andate
le cose; ma chi siamo noi, l’ha detto anche Papa Francesco, per
giudicare?
Quale equilibrio interiore si è in quel momento spezzato in don Franco?
Dio non si stanca mai di perdonarci! Pensa a me. Si
ricorda di me. Io sono nella sua memoria. Solo con questa fiducia è
possibile andare avanti giorno dopo giorno. L’Amore di Dio rimane sempre
fedele. E la speranza che non delude, ci sostiene e ci accompagna
continuamente. Dio non si stanca di perdonare e, come un padre ed una
madre, ci tiene sempre per mano.
Certo questo non esime tutti noi da un doveroso esame di coscienza.
Innanzitutto da parte mia, vostro vescovo. Pesano
per me le parole che papa Francesco ha pronunciato nello scorso agosto ai
vescovi della Corea: “vi chiedo di rimanere sempre vicino ai vostri
sacerdoti, incoraggiandoli nel loro lavoro quotidiano, nella loro ricerca
di santità, nella proclamazione del Vangelo di salvezza… Vicini ai
sacerdoti, mi raccomando vicinanza, vicinanza ai sacerdoti …”. Queste
parole suonano forti per me e per don Paolo.
Ma anche voi, fratelli nel sacerdozio, diocesani e
consacrati forse dovete fare un passo ulteriore: quanto vi sostenete?
Quanto vi confidate fra voi? Quanto vi aiutate spiritualmente e se necessario
anche materialmente? C’è fra voi amicizia vera e fraternità condivisa? Ed
anche voi carissimi fedeli in Cristo, dovete farvi qualche domanda! Siete
sinceramente amici dei vostri preti, che per voi spendono la vita?
Esercitate anche nei loro confronti, quando è necessario, come insegna il
Vangelo, la correzione fraterna, oppure è più facile puntare il dito? Li
aiutate a vivere serenamente il loro sacerdozio con l’amicizia fraterna e
soprattutto con la preghiera?
Purtroppo la bara di don Franco, in questo momento
per nessuno di noi è muta.
Abbiamo tutti un bel cammino da fare, perché altrimenti si rischia di non
accorgerci se la nave di qualcuno di noi vada verso la deriva. Purtroppo
stiamo tutti dentro le sofferenze del mondo con tanti drammi e fragilità,
per questo è ancor più necessario essere un “cuor solo e un’anima sola”.
Caro don Franco, amico e fratello, noi ti accompagniamo
con la nostra preghiera perché i tuoi occhi possano contemplare il volto
di Gesù. So che don Orione vi ha educati alla confidenza filiale in
Maria. Ripeteva spesso nelle difficoltà: “ Ave Maria e avanti!”. Lei,
Madre nostra, mostri ora a te il frutto benedetto del suo grembo Gesù. Ho
sperimentato la tua generosità quando ti ho chiesto di venire parroco
qui. Ricordo bene la tua risposta: “eccomi! Sono figlio di don Orione e
lui mi ha insegnato a scorgere nella chiamata dei superiori, la voce
stessa di Dio”. Il Signore ti ricompensi per quell’eccomi e per tanti
altri che generosamente hai pronunciato nella tua vita. Quando ti ho
visto non ha visto te ma un Crocifisso. Insieme a te guardo la croce di
Gesù, mentre ci sono di consolazione e di conforto le parole di san
Paolo: in Cristo morto la nostra morte è distrutta, in Lui risorto tutta
la vita risorge.
Amen.
+ Gualtiero Card. Bassetti
Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve
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