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Sac. Luigi NICCO
da Torino,
morto in Massa Marittima (Grosseto) il 3 febbraio 1976, a 64 anni di età, 42
di professione e 38 di sacerdozio.
Nato nella capitale piemontese il 24 luglio
1911, quando entrò in Congregazione (22 dicembre 1928) fu da Don Orione e Don
Sterpi assegnato alla schiera benemerita, caratteristica del primi anni
seguiti alla famosa « questua delle vocazioni », cui fu dato il nome di «
carissimi », sia perché più avanti di età e sia perché addetti ai lavori di
costruzione del Santuario della Madonna della Guardia. Don Nicco resta nella
memoria dei più anziani dell'Opera per la sua tipica figura di generoso
lavoratore, pienamente a disposizione dei superiori, in quel tempo che valse a
dare un volto alla Congregazione tanto apprezzato in Italia e all'estero per
lo spettacolo di « quei giovani leviti sporchi di calce e con i calli nelle
mani (come scriveva Don Orione) ma protesi con tutte le forze a servire
Cristo e la Chiesa nei più poveri e umili.
Tutto ciò non impedì, anzi favorì il forte carattere di Luigi Nicco e la sua
aperta intelligenza — conglobati in una vocazione decisa, senza
tentennamenti, generosa — nel compimento dei suoi studi: ricevuto l'abito
santo il 29 agosto 1929, studiò a San Bernardino e nella Casa Madre di
Tortona (ginnasio, filosofia), poi passò a Villa Moffa per il noviziato,
seguito dalla prima professione (15 agosto 1934): fu quindi mandato alla
Pontificia Università Gregoriana, dove ottenne la licenza di teologia nel
luglio 1938, cui seguì nel novembre successivo il giuramento speciale in
difesa della povertà .religiosa e l'Ordinazione sacra ricevuta nel « suo »
santuario della Madonna della Guardia di Tortona per le mani di Mons.
Cribellati il 6 novembre 1938.
La forte tempra di lavoratore, il retto criterio pratico, generoso,
'remissivo, ma oculato e attento, che sa arrivare a tutto, ne avevano
plasmato un amministratore nato, capace, che non si risparmia davanti a
lavori umili, diuturni, e a sacrifici. Fu così subito assegnato da Don Orione
e Don Sterpi alla cura economica e successivamente alla direzione di quelle
istituzioni di carità che sono la pupilla degli occhi della Congregazione.
Nel novembre 1938 fu « capo casa » — la direzione vera e propria era esercitata
a distanza dal Fondatore e Don Sterpi — dell'Istituto di Quarto Castagna,
fino al dicembre 1945; poi, sino al febbraio 1949, diresse il Piccolo
Cottolengo Genovese; dal 1955 al 1958 fu direttore al Piccolo Cottolengo di
San Remo e Consigliere provinciale (1966^58); dal 27 novembre 1958 incaricato
della Perolla e poi (.gennaio 1960) ancora direttore al Paverano; dal 1964
direttore alla Perolla, mantenendo nel frattempo la mansione di Vicario
Provinciale (1962-66). Da quegli anni la Perolla divenne « il feudo del cuore
» di Don Nicco, che « più che di avere cercò di essere », a conforto,
edificazione e .ricupero di tanti « buoni figli », adoperandosi in forme
magnanime di dedizione, rivelandosi veramente strumento di Provvidenza grande
per le necessità varie non solo della sua Casa ma di tutta la Provincia.
Sacerdote franco, senza doppiezze, offrì tutto se «tesso
alla propria vocazione modellandosi — e contribuendo a modellarsi gli altri —
sullo spirito e sull'esempio di Don Orione.
I suoi funerali — svoltisi atta Perolla con la concelebrazione presieduta dal
Vescovo di Massa M. e Populonia, Mons. Vivaldo, circondato da numerosi
sacerdoti — e nella Chiesa di San Giuseppe Cottolengo in Genova, — con altra
concelebrazione di quaranta sacerdoti presieduta dal Vicario Generale Don
Aureli e partecipata da innumerevoli amici, benefattori e assistiti del
Piccolo Cottolengo — hanno esaltato la grandezza del sacerdozio cattolico e
della carità cristiana tanto bene vissuti e realizzati dal caro Confratello.
La sua morte era avvenuta repentinamente nell'ospedale di Massa M., dove era
stato ricoverato per accertamenti, la mattina del 3 febbraio: una morte sulla
breccia di un dovere eseguito con instancabile dedizione e fedeltà al proprio
ideale sacerdotale e religioso.
Periodico "Don Orione" n 4, 15 marzo 1976
Un ricordo
tutto speciale ho di Don Nicco,
mio superiore al Piccolo Cottolengo di Castagna, al quale ho sempre guardato
con grande ammirazione. Ha speso l'intera vita nel diretto servizio dei più
poveri, anche se — ricordo alcune sue confidenze — non era molto portato a
tale servizio e avrebbe preferito un'attività pastorale o missionaria.
Don
Sterpi diceva che, se non fosse stato per la salute, Don Nicco aveva numeri e
titoli per tenere una cattedra al Teologico. Nelle raccomandazioni che faceva
a noi chierici, ricordo un leit motif: «Correre prontamente non dove
l'inclinazione, pur legittima, ci porta, ma dove il dovere ci chiama ».
E
in tutta la vita è stato il vero esempio dell'uomo del dovere, del lavoro
indefesso, della spiritualità maschia e positiva, come voleva Don Orione,
pur con grandi finezze di tratto che lo resero apprezzatissimo presso
famiglie aristocratiche di Genova.
Credo
che l'indimenticabile Don Nicco abbia rappresentato in Congregazione una
componente chiara e valida dello spirito del Fondatore e mi auguro non vada
dimenticata.
(Don
Ignazio Terzi)
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