SAC. GIUSEPPE SORANI
Deceduto il
19 settembre 2018 al Centro “Don Orione” di Roma – Monte Mario, a 88 anni
d’età, 68 di professione religiosa e 60 di sacerdozio.
Apparteneva alla
Provincia religiosa “Madre della Divina Provvidenza” (Roma)
Giuseppe Sorani nacque il 29 dicembre 1929 ad Acilia – Roma, figlio di Garibaldo e di Maria Palagi, e con i fratelli
Claudio (13.6.1920), Giuliano, Giorgio, Giovanni (1.5.1927), Elena (5.10.1931)
e Flora (9.10.1934).
Appena terminata la guerra, Giuseppe, a 16 anni, approfondì
la conoscenza del cristianesimo e chiese il battesimo. Ricevette i sacramenti
di Battesimo, Cresima ed Eucarestia il 29 giugno 1945 in San Giovanni Laterano,
dall’arciv. Edoardo Tonna, e gli furono dati i nomi
“Giuseppe Maria”. Il suo padrino, il senatore Antonio Boggiano
Pico, disse che in quello stesso giorno Giuseppe maturò la decisione di
consacrarsi al Signore nel sacerdozio.
L’11 ottobre 1955 emise la
professione perpetua e il 13 aprile 1958 fu ordinato sacerdote dal card. Micara nella chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a
Piazza Navona.
Dopo l’ordinazione si fermò per studi ancora a Roma, nella
curia generale, e, nel 1961, ottenne la licenza in teologia morale all’Ateneo Alfonsiano. Passò poi nel seminario di Buccinigo d’Erba
(Como) come insegnante ed educatore dal 1961 al 1964. Dal 1964 al 1967 fu nel
seminario di Grotte di Castro e contemporaneamente fece gli studi di
giurisprudenza, laureandosi all’Università di Roma il 16 novembre 1967. Dopo un
breve passaggio a Reggio Calabria (1968-1969) fu inviato come insegnante al
liceo Classico San Tommaso di Villa Moffa (Cuneo), dal 1969 al 1971, quindi al
liceo Calasanzio di Roma.
Nel 1975 fu eletto consigliere generale e segretario della
Congregazione; in questo periodo sviluppò in modo particolare il suo impegno
per i giovani (GADO) e per l’ecumenismo. Al termine del mandato, fu parroco
alla parrocchia Mater Dei di Roma - Monte Mario dal 1987 al 1991; poi alternò
il suo servizio tra Avezzano (1991-1994, 1998-2002) e Roma al quartiere Appio
(1994-1998 e 2002-2004, stabilendosi poi definitivamente al Centro Don Orione
di Monte Mario dal 2005. Fu anche
consigliere e vicario provinciale dal 1994 al 2000; partecipò attivamente ai
Capitoli generali dal VI° al XII°.
La sua vita è stata caratterizzata dall’origine ebraica, che
comportò la pagina dolorosa della guerra che gli lacerò il cuore e la famiglia.
Dalla sua sofferta esperienza umana e religiosa è nato il convinto e costante
impegno per l'ecumenismo e il dialogo in tutte le dimensioni relazionali,
teologiche e pastorali. Dagli anni '70 è stato un protagonista dell'animazione
ecumenica in Italia, sostenitore del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), in
particolare attento animatore dell'amicizia ebraico-cristiana, membro della
Commissione diocesana per l'ecumenismo e il dialogo della Diocesi di Roma.
Più volte lo ascoltai dire: "Ho
passato i mio primo ventennio di vita come ebreo, il secondo come cristiano, il
terzo e oltre - dopo il Concilio Vaticano II - come ebreo cristiano".
Leggi: http://www.messaggidonorione.it/articolo.asp?ID=527
Aggiungo anche che Don Giuseppe è stato una persona molto
importante nella mia vita: fu mio professore di lettere al Liceo e diede
un’impronta profonda, col suo modo di essere e con le sue indicazioni di
metodo, al mio modo di pensare, di scrivere e di relazionarmi. Quando glielo
ricordavo con gratitudine, si apriva quella finestra del tempo trascorso a
Villa Moffa, ricco di ricordi e di stimoli di vita. Dopo questo primo incontro
di gioventù, per tutto il resto della vita io “guardavo a lui”, più o meno da
vicino, ma sempre fruttuosamente, condividendo il gusto culturale ed ecumenico
con cui si poneva nella vita. Gli fui accanto nel periodo in cui fu parroco
alla Mater Dei, dal 1987 al 1991, quando i confratelli della Parrocchia
formavano comunità autonoma. La condivisione fraterna dell’apostolato e il
confronto di idee ed atteggiamenti fu molto arricchente. Infine, gli sono stato
accanto in questi ultimi due anni a Monte Mario, quando pur indebolito si
mantenne vivo, vivace e attivo con la sua parola e con le sue relazioni.
Don Giuseppe, fino al giugno precedente, aveva svolto la sua
vita normale nella comunità, con le consuete relazioni e servizi sacerdotali
cui si dedicava discretamente e generosamente. In luglio e agosto ha avuto un
rapido indebolimento fisico, conseguenza di una patologia grave che era andata
progredendo. Dopo un breve ricovero al Policlinico Gemelli per un quadro
diagnostico preciso, su suo desiderio ha voluto tornare a casa, nel suo
ambiente di vita ordinario, a Monte Mario, per attendere e invocare la venuta
del Signore. È stato circondato dalle premure e dall’affetto dei confratelli,
delle suore e delle tante persone che sono passate a visitarlo. A tutti egli si
offriva nella sua debolezza e dolcezza. È morto poco prima della mezzanotte tra
il 19 e il 20 settembre 2018.
La Messa di commiato è stata
celebrata nella chiesa parrocchiale "Mater Dei", venerdì 21 settembre
2018, alle ore 11.00, presieduta da Don Tarcisio Vieira, superiore generale,
con omelia di Don Flavio Peloso. Successivamente fu sepolto nella tomba della
Congregazione al Cimitero Flaminio a Prima Porta (Roma). (Don Flavio Peloso)
Omelia del
funerale: https://www.youtube.com/watch?v=HYZVN-Mi088
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Dal sito www.donorione.org:
http://www.donorione.org/Public/ContentPage/famiglia_orionina_200_deceduto_don_giuseppe_sorani.asp
Dal sito www.donorioneitalia.it:
https://www.donorioneitalia.it/2018/09/roma-ricordo-di-don-giuseppe-sorani/
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Intervista a
don Sorani: http://www.messaggidonorione.it/articolo.asp?ID=527
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Articolo
dell’Agenzia di informazione SIR (20 settembre 2018)
Orionini: morto don Giuseppe Sorani.
Di famiglia ebrea, nel 1943 si salvò dal rastrellamento del Ghetto di Roma
Presso
il Centro Don Orione di Roma, poco prima della mezzanotte tra il 19 e il 20
settembre 2018, è morto don Giuseppe Sorani, sacerdote religioso dei Figli
della Divina Provvidenza di Don Orione. Di famiglia ebrea, la sua storia è
fortemente segnata dagli avvenimenti del periodo delle leggi razziali e della
persecuzione che in Italia esplose durante l’occupazione nazista dall’ottobre
del 1943 al giugno del 1945. Quando aveva 14 anni, fu accolto e salvato assieme
al fratello Giovanni nella casa orionina di Via Induno
a Trastevere. Il 29 giugno 1945 ricevette il Battesimo e poi si avviò alla
consacrazione come religioso e sacerdote orionino.
Amava ripetere: “Ho passato i mio primo ventennio di vita come ebreo, il
secondo come cristiano, il terzo – dopo il Concilio Vaticano II – come ebreo
cristiano”.
In una nota, l’Opera don Orione ricorda che don Sorani è
stato uno dei protagonisti del dialogo ebraico-cristiano e dell’ecumenismo
post-conciliare. Per molti anni ha offerto il suo contributo nel Sae (Segretariato attività ecumeniche), è stato animatore
dell’Amicizia ebraico-cristiana, membro della Commissione diocesana di Roma per
l’ecumenismo e il dialogo.
Sorani
raccontò quanto successe il 16 ottobre 1943, quando “ci furono la razzia e gli
arresti nel ghetto di Roma cui seguì la ricerca, da parte dei nazisti e del
fascismo, degli ebrei che abitavano anche fuori del ghetto. Quello è stato il
momento più brutto perché hanno deportato e ucciso molta gente”. Sorani, con il
padre Garibaldo e il fratello Giovanni – la mamma Emma era morta qualche anni
prima per le angustie delle leggi razziali del 1938 – riuscirono a salvarsi.
Nato a Roma il 29 dicembre 1929, don Sorani si è spento
all’età di 88 anni di età, 68 di professione religiosa e 60 di sacerdozio. La
camera ardente è stata allestita presso la Cappella dell’Istituto Mutilatini di
via della Camilluccia. I funerali saranno celebrati
domani, venerdì 21, alle 11 nella parrocchia Mater Dei.
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Dal Sito diocesano Romasette.it (https://www.romasette.it/e-morto-don-giuseppe-sorani-si-salvo-dal-rastrellamento-del-43/)
E’ morto Don Giuseppe Sorani, si salvò
dal rastrellamento del ‘43
È stato un protagonista del dialogo ebreo-cristiano
e dell’ecumenismo post-conciliare.
Era sacerdote religioso dei Figli della Divina
Provvidenza di don Orione
È morto al Centro don Orione, poco prima della
mezzanotte tra il 19 e il 20 settembre, don Giuseppe Sorani. Sacerdote
religioso dei Figli della Divina Provvidenza, era di
famiglia ebrea. La sua storia è stata fortemente segnata dagli avvenimenti del
periodo delle leggi razziali e della persecuzione del ’43. Quando aveva 14
anni, fu accolto e salvato assieme al fratello Giovanni nella casa orionina di Via Induno a Trastevere. Il 29 giugno 1945
ricevette il battesimo e poi si avviò alla consacrazione come religioso e
sacerdote orionino. Amava ripetere: «Ho passato il
mio primo ventennio di vita come ebreo, il secondo come cristiano, il terzo –
dopo il Concilio Vaticano II – come ebreo cristiano».
È stato uno dei protagonisti del
dialogo ebraico-cristiano e dell’ecumenismo post-conciliare. Per
molti anni ha offerto il suo contributo nel Sae
(Segretariato Attività Ecumeniche), è stato animatore dell’Amicizia
ebraico-cristiana, membro della Commissione diocesana di Roma per l’ecumenismo
e il dialogo. Dopo un rapido periodo di declino, don Sorani si è spento all’età
di 88 anni di età, 68 di professione religiosa e 60 di sacerdozio. Era nato a Roma,
il 29 dicembre 1929. La Salma può essere visitata nella Cappella dell’Istituto
Mutilatini di Via della Camilluccia 112. La Messa di
commiato sarà celebrata nella Parrocchia Mater Dei alle ore 11 di venerdì 21
settembre.
RICORDI DI DON SORANI
DON GIUSEPPE SORANI AL
SAE
“La
riconciliazione mi sembra la prospettiva minima della rilettura del precetto Amatevi come io vi ho amato fatta da
Cristo sulla via di un amore fraterno radicale e progres
sivo. Rifiutare di pacificarsi col fratello significa
chiudersi alla logica dell’agire di Dio. Dio è il modello da imitare e Dio è
misericordia”.
Sono
parole tratte dalla riflessione di D. Giuseppe Sorani intitolata: ”
Riconciliarsi e riconciliare (Mt. 5, 21 – 26)”, tenuta nel 1985 nel corso della
sessione del SAE dedicata alla questione etica nell’impegno ecumenico delle
Chiese.
Anche
davanti a chi lo ascoltava per la prima volta, egli si qualificava subito come
un maestro della Parola, ma non possessore di essa, bensì attento ed umile
servitore. Lo aiutavano in questa sua missione da un lato la sobrietà innata
del suo periodare, che si indovinava denso di studio e di meditazione e
dall’altro l’ispirazione del contesto nel quale era stato invitato a parlare,
cioè il Segretariato Attività Ecumeniche (SAE).
Questa associazione rigorosamente laicale, fondata da
Maria Vingiani e divenuta presto interconfessionale, ha costituito un
"forum" unico in Italia, dando dapprima spazio e voce ai coraggiosi
che in tempi preconciliari desideravano condividere una reale esperienza di
cammino verso l'unità dei cristiani e successivamente allargando la propria
sfera di azione e di ascolto, sino a coinvolgere sempre più consistenti strati
di semplici fedeli ed imporsi all'attenzione di tutta la comunità nazionale sia
sotto il profilo ecclesiale sia sotto quello culturale.
Tuttavia l'esperienza del S.A.E. ha radici più
profonde della pur fondamentale aspirazione dei Cristiani alla riconciliazione
ed all'unitàˆ .Come riferisce Maria Vingiani nella sua "Memoria storica
del SAE a venticinque anni dal cammino “, il suo incontro del 1957 con il
grande storico ebreo Jules Isaac le fece maturare la profonda convinzione che
"...l'unica vera grave lacerazione
era alle origini del Cristianesimo" cioè nella separazione della Chiesa
dalla Sinagoga”, come confermerà autorevolmente Karl Barth
nel 1967.
In piena coerenza con tale prospettiva, negli Atti
della prima sessione del SAE a Camaldoli nel 1964, intitolata “Ecumenismo
vocazione della Chiesa", troviamo una lezione intitolata "Israele
nell'economia della salvezza".
Non
è superfluo ricordare qui che Giovanni XXIII ricevette Jules Isaac per il
tramite della stessa Vingiani, e da quel colloquio egli trasse l'ispirazione
per la dichiarazione conciliare "Nostra Aetate",
che ha cancellato, fra l'altro, l'accusa di "deicidio" per il popolo
ebreo.
D.
Giuseppe, portatore di una doppia fedeltà e sensibilità, derivanti dalle sue
origini ebraiche, mai rinnegate, e dalla sua successiva adesione senza riserve
a Gesù Cristo, ha incarnato per anni, all’interno del SAE la tensione biblica,
a partire dalla missione di Israele., nella cui testimonianza di popolo
dell’Alleanza sta , nei secoli, “il punto
di riferimento comune per i cristiani divisi, la radice da cui siamo portati
(Rom, 11), della quale dobbiamo vivere e sulla quale necessariamente si fonda
un corretto ecumenismo" (M. Vingiani)
E’
stata un’esperienza privilegiata assistere alle discussioni di D. Giuseppe su
temi biblici insieme con rabbini intervenuti anch’essi alle sessioni del SAE.
Era
naturale, in quelle occasioni ritornare col pensiero al metodo dialogico
proprio della cultura ebraica che Gesù stesso segue costantemente nel Vangelo.
Ma ascoltiamo ancora D.
Giuseppe, che questa volta parla di ecumenismo, commentando il capitolo 35 di Isaia:
“Vi sarà una strada appianata, vi cammineranno i redenti” nella Sessione del
SAE del 1994.
“Il testo del Cap. 35 si
sviluppa in immagini esaltanti:
-
Il
deserto (che) fiorisce e si abbellisce, riportando la fiducia negli animi
afflitti;
-
Dio
(che) interviene di persona rovesciando le situazioni sia naturali sia umane;
-
L’apertura
di una via miracolosa per il ritorno degli esiliati liberati, incamminati in
gioioso pellegrinaggio verso Sion.
….
Queste notazioni invitano
le Chiese a non arroccarsi sul passato (sulla propria storia o tradizione); la
Parola profetica esige la fede nella imprevedibilità dei cammini aperti dallo
Spirito di Dio al futuro delle Chiese, una fede sostenuta dalla speranza in una
nuova unità ancora a noi ignota ma già promessa (perché annunciata) e già
iniziata.”
Non dimenticheremo
l’insegnamento e la testimonianza di D. Sorani, soprattutto nei momenti che
sembrano aprire la via allo scoraggiamento ed allo sconforto nelle asperità del
cammino ecumenico.
Il giorno dei suoi
funerali, una socia del SAE particolarmente vicina alle sue esperienze
pastorali romane, anche nell’ambito dell’Amicizia Ebraico – Cristiana,
concludeva così il suo saluto:
“Carissimo
D. Giuseppe, Il SAE è stato l’ambiente adatto in cui più facilmente si sono
costruiti rapporti, relazioni di amicizia, di chiarimenti e di studio ai quali
tu hai contribuito con la tua competenza ed esperienza personale. Ci hai
lasciato con un sorriso, ora sei col Signore, ma da lassù continua a proteggere
questo cammino di conoscenza e di riconciliazione, proteggi la Sinagoga e la
Chiesa, gli altri Templi dei credenti e dei non credenti perché nel Giardino
dei Giusti c’è posto per tutti gli uomini di buona volontà”. (Bruno di Maio,
responsabile del SAE di Palermo)