nato a Bra (Cuneo) nel 1925, passato al Signore nella Casa Madre dell'Opera in Tortona il 10 novembre 1985. Tutti lo conoscevamo: era comunemente detto «il muto». Senza essere canonicamente religioso dell'Opera, egli trascorse la sua vita tra noi, sempre al lavoro, sempre generoso e buono. Pronto e umile incarnava quello spirito di cui Don Orione s'era fatto buon padre, quando a braccia larghe lo accolse ragazzo tra i «suoi» figli. Un grembiule davanti, in casa o in tipografia, era sempre pronto fin dalle prime ore del mattino: suo motto preferito, che ripeteva spesso anche a chi non riusciva a capire il suo strano modo di esprimersi: lavoro, lavoro! Al Groppo, quando c'era il forno, fece il fornaio; poi visse rintanato nella cucina del Paterno con i piatti da lavare e le pattumiere da svuotare. Soltanto alla domenica, ben vestito, era là puntuale alla Messa, davanti a tutti, nella chiesa di San Michele; ancora per un piccolo servizio, raccogliere le elemosine, fare insomma qualche cosa... Anche la via Emilia, di tanto in tanto, la trasformava in salotto per conversare, per dire a voce alta qualche cosa a qualcuno: tutti lo conoscevano e gli volevano bene, fingendo di capire quello che invece era difficile capire nel suo sfarfagliato linguaggio. All'improvviso il 10 novembre u.s., sì è accasciato al suolo, in cortile, mentre dava una mano a far le pulizìe. Una delle figure servizievoli e preziose per la comunità - tanto apprezzate e difese da Don Orione e da Don Sterpi - di cui è stata sempre onorata la Casa della Divina Provvidenza: gli umili che rapiscono il Cielo, nel sacrificio e nell'amore verso chi li benefica.
Su “Don Orione” 1 gennaio 1986 |
Careglio Riccardo ex allievo di Tortona (AL) |